mercoledì 2 dicembre 2009

"Un'orchestra e un coro in ogni città" Il sistema 'Abreu' conquista il mondo. In Italia invece ?


Centocinquanta orchestre giovanili e 140 infantili, 250.000 tra bambini e ragazzi che hanno imparato a suonare uno strumento musicale e fanno parte di un'orchestra. Il 'sistema Abreu', cioè il progetto sociale e musicale messo a punto 32 anni fa in Venezuela da Josè Antonio Abreu e sostenuto e ammirato dai più grandi musicisti, a cominciare da Claudio Abbado, ha prodotto "una resurrezione". Ha strappato i giovani alle bande criminali, li ha riscattati da una situazione di miseria materiale e spirituale, dando loro la forza per lottare per il proprio futuro e per quello delle persone vicine.

Abreu, 65 anni, ha ricevuto il 14 all'Auditorium della musica di Roma il Premio Unicef - Dalla Parte dei Bambini, "Per aver dedicato tutta la sua vita alla tutela dell'infanzia e dell'adolescenza e per essersi distinto nelle attività di recupero, attraverso la musica, di ragazzi in situazioni di grave disagio". La premiazione è stata preceduta da 'Tocar e Luchar', il commovente documentario realizzato da un ex allievo di Abreu, oggi diventato regista, Alberto Arvelo. Ed è stato seguito dal concerto dell'Orchestra Giovanile del Venezuela 'Simon Bolivar', costituita dagli elementi migliori delle orchestre giovanili venezuelane. Sul podio il venticinquenne Gustavo Dudamel, egli stesso un prodotto del sistema Abreu, considerato dalla critica internazionale "il più interessante nuovo direttore del pianeta", e, il giorno successivo, il 15, Claudio Abbado.

Mentre gli economisti di tutto il mondo si stanno domandando se davvero gli aiuti stanziati negli anni siano serviti allo sviluppo dei Paesi più poveri, e se i complicati progetti delle organizzazioni internazionali abbiano mai prodotto un qualche risultato, il sistema Abreu fa tornare in mente un antico detto cinese: "Se dai un pesce ad un uomo, si nutrirà una volta. Se gli insegni a pescare, mangerà tutta la vita. Se i tuoi progetti valgono un anno, semina il grano. Se valgono cent'anni, istruisci le persone".

Istruirle, farle diventare "persone di valore". "Se qualcuno mi chiedesse dove in questo momento sta succedendo qualcosa di veramente importante per il futuro della musica classica, io risponderei subito in Venezuela", ha detto recentemente Simon Rattle, il direttore d'orchestra inglese alla guida dei Berliner Philharmoniker. Tra i tanti estimatori del sistema Abreu, oltre che Abbado e Rattle, ci sono anche Placido Domingo e Giuseppe Sinopoli, il grande direttore scomparso qualche anno fa. E, tra i non musicisti, anche Roberto Benigni e Nicoletta Braschi, che il 15 all'Auditorium si sono congratulati personalmente con Abbado, Dudamel e con l'orchestra.

Abreu era partito con l'idea di riscattare i giovani del suo Paese e in ultima analisi il futuro stesso del Venezuela, ma la 'Fundaciòn del Estado para el Sistema de Orquesta Juvenile e Infantil de Venezuela' è diventata molto di più, un modello per l'intero Sudamerica e in ultima analisi per tutti i Paesi, anche quelli 'ricchi' dell'Occidente. A fronte del crescente disinteresse nei confronti della musica, l'entusiasmo dei giovani venezuelani, la loro bravura, costituisce un'indicazione luminosa. Tanto che le istituzioni musicali più sensibili, a cominciare dall'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, si stanno già impegnando già da qualche anno per la costituzione di cori e di orchestre giovanili.

Suonare in un'orchestra, spiega infatti il maestro Abreu, è molto di più di studiare la musica. Significa "entrare in una comunità, in un gruppo che si riconosce come interdipendente", perseguire insieme uno scopo. Ecco perchè cambia la vita. Una lezione che Antonio Abreu ha appreso da suo nonno, un italiano che arrivava dall'isola d'Elba. "Mio nonno, Antonio Anselmi Viberti, era un musicista, il direttore della Banda dell'Isola d'Elba, ed è arrivato in Venezuela nel 1897, portando con sè 46 strumenti a fiato. A Monte Carmelo, dove si era stabilito, ha fondato una banda musicale. Si occupava anche degli arrangiamenti: trascriveva Verdi, Rossini...".

E' per questo retaggio familiare che dunque ha pensato che la musica potesse cambiare il futuro dei giovani del suo Paese?
"Ho voluto insegnare la musica ai bambini perchè sono un musicista, e non mi piaceva che la musica fosse ridotta a un passatempo per le minoranze, fosse diventata qualcosa d'elite. All'inizio il mio era soltanto un progetto sociale per i bambini poveri, ma l'entusiasmo con il quale è stato accolto mi ha spinto a farlo diventare un vero e proprio progetto musicale".

Come ha fatto a trovare i finanziamenti, in un Paese con le difficoltà del Venezuela?
"Ho chiesto i soldi allo Stato. Li ho sempre ottenuti. Nessun governo mi ha fatto mancare il suo sostegno".

Neanche l'ultimo?
"Neanche l'ultimo, anzi, il sistema sta andando avanti. Il nostro obiettivo è che ogni città, ogni paese del Venezuela abbia la sua orchestra e il suo coro. E stiamo anche promuovendo lo stesso progetto negli altri Paesi dell'America Latina".

Essere un economista, oltre che un musicista, l'ha aiutato in questi 32 anni?
"Sicuramente, nel redigere i bilanci, nel tenere conto dei budget effettivi".

Quanto costano le orchestre e le scuole di musica che fanno capo al sistema venezuelano?
"Quaranta milioni di euro l'anno, la stessa cifra che viene spesa, per esempio, dal Teatro Massimo di Palermo".

Il suo progetto ha avuto successo dall'inizio, non ci sono stati abbandoni da parte di qualcuno dei ragazzi che vi hanno aderito?
"Mai, non è mai successo".

E davvero imparare a suonare ha permesso a tutti di trovare una propria strada nella vita?
"Sì, perchè la musica permette di crescere spiritualmente e mentalmente. E' l'arte che riesce a riconciliare la volontà e l'anima. Il giovane diventa artista ed ottiene un riconoscimento sociale, diventa l'orgoglio della famiglia e ha il suo riscatto".


http://www.bandagverdisinnai.it/Musica%20in%20Venezuela.htm

martedì 1 dicembre 2009

PROPOSTA LEGGE QUADRO NAZIONALE CARLUCCI - BARBARESCHI




CAMERA DEI DEPUTATI
PROPOSTA DI LEGGE N. 136

PROPOSTA LEGGE QUADRO PER LO SPETTACOLO DAL VIVO

( INTEGRAZIONI)

FORMAZIONE

Sostituire l’articolo 3 comma 1, lett. g) con
Ferma restando la competenza delle Regioni in materia, definire gli indirizzi generali per la formazione del personale artistico, tecnico e amministrativo, e degli addetti ai servizi culturali delle regioni e degli enti locali, promuovendo un coordinamento nazionale delle iniziative formative nell’ambito dello spettacolo al fine di elaborare linee condivise di intervento;

Aggiungere all’articolo 5, comma 1 lett. d)
…,provvedendo inoltre ad operare una ricognizione periodica delle professioni e dei mestieri dello spettacolo con una particolare attenzione verso i nuovi profili al fine di meglio indirizzare i progetti formativi;

FONDAZIONI LIRICO SINFONICHE

Sostituire l’articolo 6, comma 3 con i seguenti:
1. Alla luce della precaria situazione economico gestionale in cui versano le fondazioni lirico sinfoniche riconosciute ai sensi della legislazione vigente, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente provvedimento e con le modalità espressamente previste e disciplinate per legge, il Governo, d’intesa con la Conferenza unificata, provvede ad adottare un decreto legislativo recante il riordino del settore.
2. Il riordino si rende necessario per incrementare e migliorare la produttività delle fondazioni lirico sinfoniche chiamate a promuovere, sulla base delle funzioni riconosciute alle singoli istituzioni, la più ampia diffusione e valorizzazione del patrimonio, l’innovazione ed i nuovi talenti, in un’ottica di contenimento dei costi e di una diversa responsabilizzazione dei soci e degli organi statutari per salvaguardare le finalità dell’investimento pubblico.
3. Nell’esercizio della delega di cui al comma 1, il Governo si attiene ai seguenti principi e criteri direttivi che dovranno essere recepiti dagli statuti delle fondazioni lirico sinfoniche e dai regolamenti attuativi della Pubblica Amministrazione:
a) armonizzazione delle disposizioni legislative succedutesi in materia;
b) introduzione del voto ponderato per i soci nel consiglio di amministrazione, con attribuzione della scelta del presidente al socio con il maggior apporto finanziario;
c) nomina del sovrintendente da parte del consiglio di amministrazione su proposta del presidente, quale responsabile delle funzioni di pianificazione, organizzazione e gestione della struttura e del bilancio;
d) nomina del direttore artistico da parte del consiglio di amministrazione su proposta del presidente, quale responsabile della linea artistica e della definizione dei progetti, di concerto, per la parte economica e gestionale, con il sovrintendente;
e) previsione del commissariamento delle fondazioni lirico-sinfoniche in assenza, entro ventiquattro mesi, del pareggio di bilancio, con l’obbligo dei soci di ripianare in solido;
f) prolungamento delle stagioni, promuovendo l’attività di nuovi cantanti lirici, compagnie, orchestre e cori giovanili, concertistica, danza e contaminazioni con la musica extracolta, pienamente accessibile al pubblico di ogni fascia di reddito;
g) previsione di realizzazione di tournée sul territorio regionale, nazionale, europeo ed internazionale, attraverso progetti di coproduzione con istituzioni musicali italiane e analoghi soggetti stranieri;
h) partecipazione all’istituenda conferenza di servizi presso il Ministero per i beni e le attività culturali per la condivisione di informazioni e di materiali utili per l’ottimizzazione degli investimenti e per il coordinamento e la promozione dell’attività a livello nazionale ed internazionale;
i) intervento economico dello Stato riferito al progetto artistico e ai costi connessi, con esclusione dei costi fissi di gestione e del personale in pianta stabile, di cui andrà ridefinita la contrattazione collettiva e la dotazione organica, a carico della regione e degli enti locali in cui ha sede la fondazione lirico sinfonica;
j) prioritario riferimento dell’intervento statale al numero delle produzioni, al pubblico pagante, al numero di repliche assicurato, alla presenza di interpreti italiani, alla capacità di avviamento professionale artistico e tecnico e di rinnovamento della scena artistica, all’attività svolta in coproduzione, alla capacità del progetto di ampliare la diffusione della lirica sul territorio cittadino, regionale, nazionale e internazionale e di rivolgersi alle scuole, ai giovani e agli anziani anche attraverso la creazione di compagnie giovanili per la ripresa del repertorio, nonché alla sana gestione economica.
k) autonomia giuridica, organizzativa ed economica dei corpi di ballo già appartenenti alle fondazioni lirico-sinfoniche, con la compartecipazione delle regioni e degli enti locali, cui destinare una quota delle risorse del Fondo unico dello spettacolo di cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163 nell’ambito della quota percentuale destinata alla danza;
l) ridefinizione dell’elenco delle fondazioni lirico sinfoniche già riconosciute secondo criteri di territorialità e di bacino di utenza, favorendo integrazioni utili a garantire, oltre la razionalizzazione e la maggiore efficacia dell’investimento pubblico, un qualificato servizio socio culturale alle aree geografiche prive di soggetti di riferimento.

RIFORMA DEL FONDO UNICO DELLO SPETTACOLO

Articolo 6 bis (ex novo)
1. Entro due anni dall’entrata in vigore del presente provvedimento e con le modalità espressamente previste e disciplinate per legge, il Governo, d’intesa con la Conferenza unificata, provvede ad adottare un decreto legislativo per la riforma del Fondo Unico per lo spettacolo di cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163. Nell’esercizio della delega di cui al comma 1, il Governo si attiene ai seguenti principi e criteri direttivi:
a) allo scopo di limitare l’impegno finanziario dello Stato e di offrire maggiori garanzie ai soggetti destinatari degli interventi, il sistema di alimentazione del Fus è modificato prevedendo che al raggiungimento dell’ammontare del fabbisogno effettivo, determinato su base triennale, oltre al relativo stanziamento da parte dello Stato, concorrano anche le seguenti fonti di finanziamento:
 il 25% dei fondi derivanti dalle estrazioni infrasettimanali del gioco del lotto;
 il 50% dei fondi gestiti dall’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato relativi ai premi non riscossi del gioco del lotto e delle lotterie nazionali;
 l’impiego dei fondi non ripartibili incassati dalla Società` italiana degli autori ed editori;
 il prelievo alla fonte del 5% delle risorse che le società erogatrici di servizi di pubblica utilità destinano annualmente a iniziative promozionali e pubblicitarie;
 una percentuale, stabilita con il medesimo decreto legislativo, dell’intero ammontare delle entrate del sistema audiovisivo pubblico;
 una percentuale, stabilita con il medesimo decreto legislativo, delle somme derivanti da atti di convenzione stipulati con il sistema delle fondazioni bancarie;
 i fondi dell’Unione europea destinati allo spettacolo dal vivo.
b) esclusione delle fondazioni lirico sinfoniche dal FUS, con costituzione di un fondo speciale sul bilancio del Ministero per i beni e le attività culturali.

PARAMETRI DI VALUTAZIONE DELL’ATTIVITA’ (REFERENCE SYSTEM)

Articolo 13, comma 7 bis (ex novo)
Per la valutazione di cui al comma 7, lett. b) i comitati tecnici dovranno tenere conto dei criteri automatici fissati con apposito decreto ministeriale e dei relativi valori percentuali per un’incidenza complessiva non superiore al 50% - 70% (?) della valutazione finale. Rientrano tra i criteri:
a) di carattere generale:
 la direzione artistica ed organizzativa;
 l’identità e la continuità del nucleo artistico e tecnico;
 il progetto artistico già realizzato;
 l’innovazione dell’offerta culturale attraverso l’integrazione delle arti sceniche, la messa in scena di nuovi autori e l’impiego di nuovi talenti sia in campo artistico che tecnico;
 la tenitura degli spettacoli;
 l’attenzione rivolta al mondo della scuola e dell’università, ai ceti meno abbienti ed alle aree del disagio sociale;
 la sana gestione economica in termini di rapporto fra entrate ed uscite e fra entrate di bilancio ed intervento pubblico;
 la capacità imprenditoriale di reperire risorse da privati ed enti locali territoriali;
 il numero degli spettatori paganti;
 l’impiego delle nuove tecnologie e l’utilizzazione dei suoi strumenti di comunicazione e diffusione per la più ampia fruizione;
b) di carattere specifico per le attività con carattere di stabilità:
 la prevalenza dell’attività produttiva e la costante presenza sul proprio bacino di utenza;
 la presenza di una compagnia/complesso di giovani interpreti per la ripresa del proprio repertorio;
 cicli di spettacoli rivolti agli studenti e più in generale al pubblico meno abbiente;
c) di carattere specifico per le attività con carattere itinerante:
 la presenza diffusa sul territorio nazionale, con particolare attenzione alle aree meno servite;
 la presenza di una compagnia/complesso di giovani interpreti per la ripresa del proprio repertorio;
d) di carattere specifico per le attività di esercizio e di promozione e formazione del pubblico:
 l’offerta multidisciplinare di spettacolo;
 lo spazio riservato alle nuove proposte ed alle nuove formazioni;
 la durata temporale dell’attività nell’anno solare;
 la tipologia e la tempistica dei compensi corrisposti alle produzioni ospitate;
 cicli di spettacoli rivolti agli studenti e più in generale al pubblico meno abbiente;
 momenti di informazione e di preparazione agli eventi idonei a favorire la cultura dello spettacolo dal vivo;
 l’efficacia della presenza sul territorio cittadino e regionale.

ISTITUZIONE DEL FONDO PEREQUATIVO
Articolo 7 bis (ex novo)
1. E’istituito il Fondo perequativo per lo spettacolo dal vivo, di seguito denominato Fondo perequativo, gestito dal Ministero per i beni e le attività culturali e le cui risorse sono destinate:
a) allo svolgimento di un’azione di riequilibrio in favore delle aree territoriali nelle quali gli interventi per la diffusione dello spettacolo dal vivo risultano inadeguati, anche attraverso la realizzazione di specifici progetti di promozione e di sensibilizzazione da realizzare di intesa con le regioni, le province, le città metropolitane e i comuni direttamente interessati;
b) la realizzazione o la ristrutturazione, con criteri comprensoriali, di infrastrutture di dimensioni adeguate al bacino di utenza di riferimento e con caratteristiche tecniche atte a garantire la fruizione di ogni forma di spettacolo dal vivo e riprodotto, anche attraverso la promozione di accordi di programma con ARCUS Spa.
2. Al finanziamento del Fondo perequativo, per il primo triennio di applicazione della presente legge quantificato in 15 milioni di euro annui, si provvede mediante corrispondente riduzione della quota del fondo per le aree sottoutilizzate (FAS) riservate al Ministero per i beni e le attività culturali per il periodo 2007- 2013.

ISTITUZIONE DEL FONDO PER LA CREATIVITA’
Articolo 8 bis (ex novo)
1. E’istituito il Fondo per la creatività, le cui risorse sono destinate alla promozione e sostegno di nuovi talenti dello spettacolo dal vivo, alla loro formazione ed alla realizzazione delle loro creazioni. Le risorse del fondo sono assegnate alle regioni e da queste erogate esaminando e coordinando i diversi progetti che dovranno avere considerazione autonoma e dettagliata nei bilanci delle imprese proponenti.
2. Alla dotazione del fondo, per il primo triennio di applicazione della presente legge quantificato in 15 milioni di euro annui, si provvede mediante corrispondente riduzione della quota del fondo per le aree sottoutilizzate (FAS) riservate al Ministero per i beni e le attività culturali per il periodo 2007- 2013.
3. Nell’ambito del fondo, 10 milioni di euro annui sono riservati al finanziamento di progetti destinati all’innovazione interdisciplinare, alla promozione ed al sostegno di giovani autori teatrali, compositori o gruppi musicali e di danza ed alla realizzazione delle loro opere, 2,5 milioni di euro annui per borse di studio a ricercatori di tecniche e linguaggi dello spettacolo dal vivo, 2,5 milioni di euro annui per la promozione della musica extra colta e del teatro amatoriale mediante il sostegno all’attività delle associazioni più rappresentative ed agli organismi di formazione di autori ed interpreti di musica extra colta contemporanea.
4. Per il conseguimento degli obiettivi inerenti l’innovazione interdisciplinare, si dovrà tener conto particolarmente dell’attività di ricerca di nuovi linguaggi e di realizzazione di nuove modalità di contaminazione dei generi, del coinvolgimento di partners non tradizionali, della promozione della mobilità degli artisti in ambito nazionale e internazionale, e della creazione di presidi culturali in aree poco servite o socialmente disagiate per privilegiare la relazione sociale e l’incontro artistico tra platea e scena.

P.S.
Non appare opportuno introdurre nel prossimo futuro la distinzione tra imprese internazionali, nazionali e territoriali (peraltro la riscrittura del sistema comporterà la definizione di nuove mission), che potrebbe riaccendere i contrasti nel mondo degli operatori e tra lo Stato e le Regioni.

L’impostazione della proposta di legge supera tutto ciò coinvolgendo il sistema delle autonomie locali in ogni fase del processo decisionale inerente lo spettacolo dal vivo, così evitando la pericolosa frantumazione di competenze e risorse.

CHI E' SANDRO BONDI


Sandro Bondi, da un anno sfonda il video…e non soloDa circa un anno vediamo comparire in video molto spesso, praticamente ogni giorno, un pacato personaggio. Rassicurante, aria filosofica, modesto. Sandro Bondi è il suo nome. La sua storia viene da lontano e ci porterà lontano. Bondi ha 44 anni, una laurea in filosofia, insomma un uomo di cultura. Nel 1990 fu sindaco del PCI a Fivizzano. Poi i socialisti rovesciarono il governo cittadino e Bondi rimase senza lavoro. Infatti, il PCI, gli offrì la possibilità di vendere polizze a vita della UNIPOL nella metropoli di Aulla. Ma per gli amanti del destino, e di Bondi, proprio a Fivizzano, nella zona di La Spezia, aveva preso dimora lo scultore Pietro Cascella che scelse per propria dimora il castello della Verrucosa. Cascella piaceva molto al PCI, tanto che nel periodo in cui l’Unione Europea era rossa, ebbe l’onore di edificare gigantesche sfere e mezze sfere inneggianti alla resistenza, all’amicizia, all’uomo, per poi esaltarsi nella costruzione di una volta celeste di un Mausoleo commissariatogli da un ricco industriale brianzolo, certo Silvio Berlusconi, per la sua villa in Arcore. Bondi, da subito affascinato dalla figura e dalla persona di Berlinguer, era un tipo dal giusto fiuto, divenne subito un estimatore di Cascella. Questi lo portò ad Arcore, dove il Signore della Villa decise subito di assumerlo come suo segretario particolare. Bondi si stabil’ ad Arcore e fu consigliere sicuramente più discreto rispetto ad uno stalliere che lo precedette da quelle parti. Lavorava sodo, molto bene. Dopo anni di apprendistato, venne eletto alla Camera, e da circa un anno, gode di almeno una apparizione televisiva giornaliera definendo Belusconi santo, la resistenza un grosso sbaglio, il libero mercato il massimo possibile, la sinistra un disastro. Sandro Bondi, un miracolo firmato Berlusconi.

http://www.lariflessione.com/sandrobondi.htm

POLEMICA BARICCO: LA POSIZIONE DEL MINISTRO BONDI


Anche il ministro per i Beni culturali ieri ha letto il lungo articolo di Alessandro Baricco sulla Repubblica. E anche lui per un attimo è parso esultare alla ricetta del romanziere torinese: basta soldi pubblici alla cultura, foraggiamo piuttosto la televisione e la scuola, e invitiamo i privati a rimboccarsi le maniche per lanciarsi nel mercato culturale. Ottima idea. Solo che, a seguirla in dettaglio, l’“utopia” di Baricco, diversamente da quanto lo stesso scrittore ritiene, continua a rimanere tutta nella sua testa, visto che non è facile, e neppure auspicabile, trasformarla in realtà. “Baricco critica la cultura di sinistra. E’ paradossale che debba essere io a difendere lo stato culturale. Ogni giorno da sinistra e da destra ricevo inviti che oscillano tra il sostenere la cultura in toto, e la tesi più fosca di privare la cultura di ogni sussidio”, avverte Sandro Bondi in una pausa del vertice franco-italiano a Villa Madama, dove ha firmato un accordo per aprire anche il mercato italiano ai canali culturali di Arte, la tv franco-tedesca.

"Chi è reponsabile del patrimonio storico-artistico nazionale deve perseguire un punto di equilibrio, che consiste nel diminuire per gradi il contributo statale in quei settori dove dev’essere meno presente, come il cinema o l’arte contemporanea, e aumentare il contributo dei privati con defiscalizzazioni ad hoc”. Insomma, quand’anche Baricco avesse ragione, non si deve fare di tutt’erba un fascio. Giustissimo “allargare il privilegio della crescita culturale”, tenendo conto dei nuovi circuiti di massa. Sacrosanto “difendere alcuni repertori che non avrebbero la forza di sopravvivere alla logica del profitto”. Legittimo aggiornare la formazione di “cittadini colti, informati, e con saldi punti di riferimento”.

Attenzione, però, a non confondere ogni cosa sotto la voce “cultura” come sembra fare Baricco quando propone di abbandonare al mercato settori delicatissimi come l’opera lirica, la musica classica e il teatro, con la scusa che ormai si fanno solo spettacoli orribili e i drammaturghi non esistono più. “Baricco forse non va molto a teatro. Non avrà mai visto la trilogia della Villeggiatura di Goldoni con regia di Toni Servillo o uno spettacolo di Massimo Castri. Ma il fatto è che il teatro di prosa, la lirica, la danza non consentono redditi da impresa. Per questo è sbagliato confonderli con altri campi dove il business è possibile, come le mostre, i grandi eventi, il cinema. Restano forme d’arte tradizionali, legate al mecenatismo, nate dalle società di corte e perpetuate grazie alle sovvenzioni di stato quando i prìncipi e le società di corte son stati sostituiti dalla repubblica e dallo stato di diritto. Del resto, l’Italia non fa eccezione: dall’America al Giappone, dalla Corea al Regno Unito, passando per Francia, Germania, Russia e Cina non c’è paese al mondo che non le sovvenzioni”.

Eppure, Baricco denuncia “l’accanimento terapeutico su un pubblico agonizzante”. Obietta che non spetta alla politica salvare regie che costano milioni, o il corpo di ballo della Scala o l’opera di Stockhausen.“E’ giusto affinare i criteri di selezione degli impresari culturali, sottraendoli alle mafie politiche per evitare gli sprechi”, replica Bondi. “Ma è assurdo pretendere di ripristinare l’educazione musicale nei licei, da dove fu bandita ai tempi dell’Unità, e demandare poi ai privati l’allestimento della Tosca. Urge un’analisi meno superficiale delle strutture culturali. Gli italiani possono pure impazzire per il Grande fratello, ma hanno tutto il diritto di godersi Molière, Shakespeare, Pirandello, Verdi e Cimarosa, e di tramandarsi gli affreschi di Piero della Francesca”.

http://www.ilfoglio.it/soloqui/1928