venerdì 30 aprile 2010

Napolitano firma il decreto, teatri in rivolta

ROMA - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha emanato il decreto legge per le "Disposizioni urgenti in materia di spettacolo e di attività culturali", nel testo definitivo trasmesso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che riflette significativamente osservazioni segnalate al Ministro per i Beni e le Attività culturali.

Il Capo dello Stato - si legge in una nota del Quirinale - "ha inoltre preso atto della conferma da parte dello stesso Ministro dell'intendimento di incontrare nei prossimi giorni le rappresentanze sindacali e di tener conto, nel corso dell'iter di conversione, delle proposte dei gruppi parlamentari e degli apporti collaborativi che potranno pervenire dal mondo della cultura e dello spettacolo".

TEATRO IN RIVOLTA - I teatri sono in rivolta e decidono proteste a raffica. Salta la prima alla Scala di Das Rheingold, l'Oro del Reno: i sindacati hanno indetto uno sciopero di quattro ore per il 13 maggio e leggeranno un messaggio dei sindacati contro il decreto. In attesa che venga pubblicato in Gazzetta Ufficiale il dl sarà comunque sciopero, questa sera, al Teatro dell'Opera, dove salterà il Don Chisciotte. Blocco totale ad oltranza dei lavoratori dell'Accademia di Santa Cecilia: i professori d'Orchestra, gli artisti del Coro, il personale Tecnico-Amministrativo daranno luogo ad happening musicali che si terranno nei foyer dell'Auditorium Parco della Musica informando, contestualmente, il pubblico sulle ragioni della protesta. Blocco anche a Napoli al Teatro San Carlo. Salta a Torino la prima del Barbiere di Siviglia al Teatro Regio, prevista domenica. Anche al Carlo Felice di Genova musicisti e maestranze sciopereranno per protesta: salterà giovedì 6 maggio (due giorni dopo il concerto in onore di Napolitano, in visita a Genova) il concerto sinfonico diretto da Jordi Bernacer. I sindacati del Teatro comunale di Bologna faranno sciopero martedì, in occasione della prima della Carmen.

BONDI: SCIOPERI IRRESPONSABILI - "Gli scioperi proclamati dai sindacati afferma il ministro della Cultura Sandro Bondi - con l'annullamento di molti spettacoli importanti, nonostante che sia stato già fissato un incontro con le parti sociali per giovedì 6 maggio e nonostante la volontà da me espressa di tenere conto in sede parlamentare delle proposte e dei suggerimenti migliorativi che verranno dai parlamentari e dalle forze politiche, rivelano una mancanza di rispetto per il pubblico e un atteggiamento irresponsabile di fronte a problemi che nessuno può ignorare così disinvoltamente". -

Ansa

giovedì 29 aprile 2010

Fondazioni liriche, Napolitano non firma il decreto Bondi e chiede chiarimenti


ROMA (Reuters) - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non ha emanato il decreto legge che riforma il settore delle fondazioni liriche e sinfoniche, rinviando il testo al ministro per i Beni e le attività culturali, Sandro Bondi, con richieste di chiarimento. Lo ha detto in serata una nota del Quirinale.

"Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a proposito del decreto-legge recante: 'Disposizioni urgenti in materia di spettacolo e attività culturali' pervenuto agli uffici della Presidenza della Repubblica nella tarda serata di venerdì 23 aprile, ha segnalato al Ministro per i Beni e le attività culturali, Sandro Bondi, osservazioni di carattere tecnico-giuridico e specifiche richieste di chiarimento sul testo inviatogli per la emanazione", si legge nella nota.

"Il Capo dello Stato ha nello stesso tempo preso atto positivamente dell'impegno manifestatogli dal Ministro a incontrare sollecitamente le organizzazioni sindacali ed a prestare la massima attenzione - nel corso dell'iter di conversione - alle preoccupazioni emerse e alle proposte dei gruppi parlamentari", conclude il comunicato.

Il decreto legge, a cui il cdm aveva dato via libera la scorsa settimana, contiene tra l'altro norme sul turn over dei dipendenti e l'età pensionabile di ballerini e, come ha dichiarato Bondi ai media, è un primo passo per "riordinare l'intero settore prevedendo la razionalizzazione dell'organizzazione e del funzionamento delle fondazioni liriche, l'incentivazione dell'apporto di capitali privati e la possibilità di riconoscere diversi gradi di autonomia delle fondazioni".


http://it.reuters.com/

lunedì 26 aprile 2010

Il governo sfascia l’Imaie e torna il conflitto d’interessi



ARTISTI. Con il contestato decreto legge sulle fondazioni liriche, l’esecutivo di Berlusconi vuole mettere le mani sull’Istituto che tutela i diritti di riproduzione, sciolto nel 2009, malgrado le sentenze del Tar. In ballo milioni di euro.

Dentro il decreto legge sulla riforma dello spettacolo e del settore lirico-sinfonico, approvato il 16 aprile scorso dal Consiglio dei ministri e osteggiato dal mondo della musica che chiede al Capo dello Stato di non firmarlo, si cela all’articolo 6 uno dei tanti pesanti conflitti di interesse che riguardano il cavalier Berlusconi: la riforma dell’Imaie, l’istituto mutualistico preposto alla tutela dei diritti degli artisti, interpreti ed esecutori di opere musicali, cinematografiche, drammatiche, letterarie e audiovisive che ridistribuisce agli aventi diritto i soldi provenienti dai passaggi in radio e in tv. Il decreto prevede la costituzione di un Imaie 2 messo sotto la vigilanza del ministero per i Beni e le attività culturali e del dicastero del Lavoro.

Una storia di soldi, tanti soldi che le reti televisive del premier potranno non riconoscere agli artisti, o farlo in modo molto parziale. Tutto parte dallo scioglimento dell’Imaie avvenuto nell’aprile 2009. Una decisione del prefetto di Roma Pecoraro, «per assoluta incapacità di raggiungere gli obiettivi statutari », in seguito a una relazione dei revisori dei conti dell’Istituto, fra i quali, per legge, anche quelli inviati dallo stesso ministro Bondi. Il problema è che chi negli anni avrebbe dovuto erogare i fondi, ossia proprio le reti televisive, Mediaset fra le al tre, non sembrava così concentrato nella ricerca degli artisti beneficiari.

Quindi la faccenda in sintesi funzionerebbe così: le tv non pagano i diritti agli artisti; nel 2007 si scatenano risse furibonde dentro l’Imaie a colpi di carta bollata su un articolo dello statuto, il 7, che permette l’erogazione di fondi rimasti a disposizione perché non sono stati rintracciati gli aventi diritto; partono denunce per truffe, se ne occupano il pm di Roma Luca Tescaroli e la Guardia di finanza, l’Imaie si blocca completamente, il prefetto scioglie l’Istituto perché non farebbe il suo lavoro, il premier, proprietario delle televisioni che per legge dovrebbero pagare quei diritti, emana un decreto d’urgenza che fonda un Imaie 2 sotto il controllo del governo. Con l’acqua sporca si butta via tutto il bambino per sostituirlo con un pupazzo.

Nel frattempo i 120 milioni che stavano nelle casse dell’Imaie sono spariti, visto che i commissari liquidatori hanno dichiarato nel gennaio scorso lo stato di passività dell’ente. Dove sono fi niti? Non si sa. Ma perché Berlusconi e Bondi hanno voluto un decreto d’urgenza? Sono decenni che si cerca di fare una riforma dello spettacolo dal vivo e adesso il primo ministro e il ministro dei Beni culturali ne partoriscono una in tutta fretta. La decisione del prefetto Pecoraro è stata respinta tre volte dal Tar, al quale s’era rivolto il presidente dell’Imaie Edoardo Vianello assieme a 200 artisti.

Il Tar a sua volta è stato smentito dalla sesta sezione del Consiglio di Stato, presieduta da Claudio Varrone, al quale si sono rivolti il ministero del Lavoro e il dicastero di Bondi. Consulente dell’ufficio legislativo del ministero dei Beni culturali, in carica “fino alla durata del ministro”, chi è? Federica Varrone, figlia di Claudio. Una coincidenza, per carità. Mica è illegale essere figlia e papà. Però ora succede che il Tar dovrà pronunciarsi di nuovo il 29 aprile. Il Tribunale ha tempo 90 giorni per depositare la sentenza, quindi se insisterà ad opporsi allo scioglimento la pratica ritornerà alla sesta sezione del Consiglio di Stato. Tuttavia rischia di arrivarci quando Varrone non sarà più al suo posto, causa pensionamento. Quindi meglio ficcare la rogna Imaie dentro un decreto d’urgenza, per scavalcare il Tar.

E siccome il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, il decreto legge che attende la firma del Capo dello Stato viene pesantemente contestato dai lavoratori delle 14 fondazioni liriche: mobilitazioni e proteste in tutta Italia. A Napolitano si chiede di non firmare. Ma Bondi dice: «Non appena il decreto sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, discuteremo in maniera franca e serena». Il ministro vuole quindi andare avanti a tutti i costi e poi magari ritoccare qualcosa prima della conversione del decreto da parte del Parlamento. E questo “qualcosa” potrebbe non essere l’articolo 6, dal quale passeranno i soldi che Rai e tv berlusconiane, attraverso un Imaie riportato sotto il controllo governativo, dovrebbero dare agli artisti, che già oggi si vedono riconosciuti i diritti più bassi del mondo: nell’80% dei casi da 1 a 5 euro.


Marcantonio Lucidi
http://www.terranews.it/news/2010/04/il-governo-sfascia-l%E2%80%99imaie-e-torna-il-conflitto-d%E2%80%99interessi

Fondazioni liriche, i lavoratori contestano il decreto Bondi: incidenti alla Scala


I lavoratori incontrano Napolitano e gli chiedono di non firmare il testo. Pronti scioperi e occupazioni dei teatri

ROMA (24 aprile) - Scontro tra i lavoratori del Teatro alla Scala di Milano e alcuni agenti in tenuta antisommossa che hanno impedito ai manifestanti di arrivare davanti all’ingresso del teatro milanese, dove erano in corso le celebrazioni per il 25 aprile. I lavoratori protestavano contro il decreto di riforma delle fondazioni liriche del ministro Bondi, varato venerdì in consiglio dei ministri. Dopo alcuni momenti di tensione gli agenti hanno sfoderato i manganelli di fronte ai manifestanti che continuavano a spintonarli. Uno scontro durato pochi attimi ma la tensione è stata alta davanti all’ingresso laterale in via Filodrammatici.

Uno dei manifestanti sanguinava, colpito al volto da un manganello, mentre altri colleghi lo soccorrevano. Elettricisti, musicisti, tutti gli operatori dello spettacolo che lavorano al teatro alla Scala, hanno gridato I manifestanti hanno anche rivolto insulti urlando tra le altre cose "assassini, assassini" e "fascisti".

Una cinquantina di lavoratori del Teatro alla Scala di Milano ha inscenato un picchetto di protesta all’ingresso della piazza del teatro, all’interno del quale il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha tenuto il discorso per il 25 aprile. I lavoratori avevano già incontrato il capo dello Stato, consegnandogli una lettera con la richiesta di non firmare il decreto. Richiesta urlata a gran voce anche alla Scala. Ai lavoratori il presidente ha risposto ricordando che le sue prerogative non gli permettono di non firmare.

“No al decreto - si legge su uno striscione - via i banditi ANFOLS”. Tra i manifestanti alcuni orchestrali hanno abbozzato un’aria di Astor Piazzolla, mentre alcuni componenti del coro hanno cantato il “Va pensiero”. Soddisfatto per l’incontro di oggi con Napolitano il sindacalista della Cgil, Giancarlo Albori, in piazza con i manifestanti. «Napolitano - ha detto Albori - ha sottolineato che occorre una riforma di sistema e che verificherà il decreto anche in rapporto alla situazione del lavoro e ai teatri. Lui ha sottolineato di considerare la cultura una risorsa strategica che deve essere considerata un investimento».

La decisione del presidente della Repubblica sul decreto Bondi è attesa per lunedì o martedì, ma si aspetta di conoscere quale sarà il testo definitivo del provvedimento, limato fino all'ultimo negli uffici di Palazzo Chigi e dei diversi ministeri coinvolti. I sindacati annunciano scioperi e occupazione dei teatri, a catena a partire dalla data di promulgazione del decreto. Una dichiarazione di guerra che vale per Milano, ma anche per Roma, dove i lavoratori del Teatro dell'Opera si sono allineati con il coordinamento nazionale. A Firenze, tra le città più bollenti, i lavoratori hanno votato a maggioranza la possibilità di scioperare il 29 aprile, facendo saltare la prima del Maggio.

Bondi, convintissimo delle sue ragioni, si è detto pronto a incontrare i sindacati dopo la promulgazione del decreto. A far discutere è il provvedimento - che Pd e sindacati ritengono anche incostituzionale - ma qualche malumore lo hanno provocato i conti delle Fondazioni resi pubblici on line qualche giorno fa da Bondi per sottolineare la crisi del settore. Il comunale di Bologna, guidato da Marco Tutino che è anche presidente dell'Anfols (l'associazione che raccoglie le 14 fondazioni italiane), non ci sta a farsi elencare nella lista degli indebitati e ribadisce che il passivo dei suoi bilanci «non è imputabile a particolari errori di gestione. Se negli ultimi anni avessimo ricevuto da Regione, Comune e Provincia gli stessi contributi arrivati ad enti lirici analoghi» il quinquennio 2004-2008 non solo non si sarebbe chiuso in passivo ma «avremmo accumulato un attivo superiore ai 6,1 milioni, sottolinea il sovrintendente confrontando la situazione bolonese con quella del Carlo Felice di Genova, del Regio di Torino e della Fenice di Venezia.

L'attesa rimane comunque per il decreto. Articolato in 7 punti, non dovrebbe comprendere più almeno per ora l'autonomia per il Teatro alla Scala di Milano e l'Accademia di Santa Cecilia di Roma, argomento delle polemiche più infuocate. Rimangono invece tutte le disposizioni per il riordino del settore (comprese quelle per l'Imaie istituto dei previdenza degli artisti) l'età pensionabile dei ballerini ai 45 anni d'età, le procedure per arrivare ad un contratto nazionale di lavoro del settore in tempi brevi.


http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=99224

domenica 25 aprile 2010

Niente alberi: Abbado tradito dalla Moratti.

Il verde di Claudio Abbado e Renzo Piano resta al verde. Nel senso che il Comune di Milano ha annunciato lo stop al progetto dell’architetto star per 3.500 alberi da piantare in città, parte del famoso cachet di 90 mila piante chiesto dal direttore star per tornare alla Scala dopo 24 anni. Cosa che, comunque, farà regolarmente in giugno. «L’amministrazione comunale - fa sapere Palazzo Marino - non ritiene di potersi far carico delle spese per la piantumazione di circa 3.500 alberi in dodici luoghi della città, con una spesa prevedibile superiore ai 10 milioni di euro», a meno che non si trovi un «indispensabile sponsor». Che, evidentemente, non c’è.

La storia raccontata dal Corriere è molto complicata e molto milanese. Naturalmente la polemica infuria. I Verdi protestano, l’assessore al Verde del Comune approva, Piano soffre, la Coca-cola s’offre come sponsor, Legambiente attacca il sindaco Letizia Moratti, Assoedilizia la applaude e gli Abbadiani Itineranti, «che seguono Abbado da più di quindici anni in giro per il mondo», fanno sapere che «quello di Claudio non era un ricatto, lo conosciamo bene, era un gesto d’amore per la sua città, e non è stato ricambiato». Del resto, lo stesso Abbado, che ha trasformato la sua proprietà in Sardegna in un fantastico parco, ha sempre detto: «Nel fondo del mio cuore, penso di essere solo un giardiniere». Però per il momento non commenta lo sgarbo della giunta, anche se lo descrivono amareggiato assai.

Fin qui la rissa. La notizia vera, però, è che i concerti di Abbado sono confermati: due «ufficiali», il 4 e 6 giugno, e la prova generale aperta per i giovani del 3. In programma (anche qui dopo molte esitazioni e un cambio clamoroso) c’è la Seconda sinfonia Resurrezione di Mahler con due orchestre (la Filarmonica della Scala e la Mozart) e tre cori (Filarmonica, Radio Svedese e Arnold Schönberg). Di Mahler si festeggia nel 2010 il 150° anniversario della nascita ma, in realtà, il concerto festeggia soprattutto il ritorno di Claudio Magno nella sua città e nel suo teatro, di cui fu direttore musicale dal ’68 all’86 in una stagione politicamente difficile come tutte ma artisticamente esaltante come poche. Abbado non dirige i complessi della Scala alla Scala da 24 anni: inutile dire che gli abbadiani di tutto il mondo sono in fibrillazione e quelli milanesi in orgasmo. Lo ha dimostrato l’assalto a Internet di ieri, quando il teatro ha messo in vendita «on line» i biglietti sopravvissuti alla prevendita riservata agli abbonati (anche qui, non senza polemiche violentissime sugli effervescenti blog di melomani e loggionisti). Bene: ce n’erano 595, sono stati «bruciati» in meno di cinque minuti. Chi non potrà entrare alla Scala potrà rifarsi in piazza Duomo, dove il concerto andrà in diretta su un maxischermo hi-tech steso fra le due torri dell’Arengario. Ma, a questo punto, senza vista sul boschetto di frassini previsto da Piano dietro il monumento a Vittorio Emanuele.

ALBERTO MATTIOLI
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/spettacoli/201004articoli/54357girata.asp

giovedì 22 aprile 2010

Bondi, pubblichiamo anche i compensi dei supersovrintendenti, dei superdirigenti e dei supermanager?

I compensi del sovrintendente del Teatro Regio Mauro Meli e dei neodirigenti del Comune di Parma diventano un caso nazionale. Le retribuzioni sono infatti portate ad esempio (negativo) da parte di Carlo Podda, segretario generale della Fp Cgil nazionale. In attesa che il consiglio dei ministri del 15 ottobre approvi i decreti attuativi della legge delega 15, la "controriforma della pubblica amministrazione", al Comune di Parma "scoppia una polemica che ci aiuta a capire la pubblica amministrazione italiana, le sue distorsioni, i suoi sprechi. Una polemica che mette in evidenza le forti criticità di un altro provvedimento del governo: il non-tetto agli stipendi dei manager pubblici, che a dispetto del nome non riguarda gli stipendi, prevedendo l'esclusione dei compensi pubblici dal computo del reddito, calcolando solo collaborazioni e consulenze esterne''.

Podda ricorda che nel Comune di Parma il sovrintendente del Teatro Regio costa tra stipendio e benefit 336mila all'anno, un dirigente all'urbanistica costa 445mila euro in un triennio (49mila euro per i restanti mesi del 2009, 197mila e 200mila euro per gli anni 2010 e 2011), un ingegnere dell'area Servizi al cittadino e impresa ne costa 441mila. Per comprendere la "sproporzione", sottolinea il rappresentante sindacale, di queste cifre "basta compararle con l'intero importo degli aumenti stipendiali dei 1300 dipendenti del Comune, come da ultimo rinnovo del contratto decentrato per il triennio economico 2009-2011, che vale 650mila euro''.

Parma, pur portata ad esempio, non è tuttavia un caso isolato: ''L'elenco di tali sproporzioni, in giro per la pubblica amministrazione italiana, sarebbe lunghissimo, e dimostrerebbe a tutti come la vera emergenza, dal punto di vista finanziario, come dal punto di vista dell'etica nella gestione delle risorse pubbliche, non siano i 'parassiti' dei Teatri Lirici, ma i super consulenti, i super dirigenti, i super sovrintendenti''.


''Su questo fronte la controriforma Brunetta non fa nulla. Lo stesso dicasi per l'altra pomposa operazione mediatica, quella sulla trasparenza delle retribuzioni. Pubblicare le retribuzioni, tassativamente, ma solo gli stipendi, consulenze escluse. La si potrebbe chiamare trasparenza zoppa'', continua Podda. ''Di questo si dovrebbe discutere, del rapporto malsano tra politica ed amministrazione pubblica, di quella vera e propria questione morale che attraversa trasversalmente il territorio italiano e la sua classe dirigente, non certo della possibilita' di licenziare i dipendenti pubblici che, per inciso, non viene introdotta con questa controriforma, ma era gia' presente nel nostro ordinamento'', conclude il segretario della Fp Cgil.

http://parma.repubblica.it/dettaglio/cgil-attacca-sui-compensi-meli-e-dirigenti-caso-nazionale/1742310

mercoledì 21 aprile 2010

Taglio del FUS?....e io voglio tagliare le auto blu !!!

Contribuenti.it è un’associazione che tutela gli interessi dei contribuenti italiani. L’ente ha condotto uno studio volto all’analisi della flotta di auto con conducente a disposizione dei dipendenti di Stato, Regioni, Province, Comuni, Municipalità, Comunità montane, Enti pubblici, Enti pubblici non economici e Società misto pubblico-private.
Il risultato dell’indagine è un per nulla invidiabile record mondiale per l’Italia, risultato il Paese con il più elevato numero di auto blu al mondo: 574.215 automobili.
Al secondo posto ci sono gli Stati Uniti d’America: 73.000 (!), Francia 65.000, Gran Bretagna 58.000, Germania 54.000, Turchia 51.000, Spagna 44.000, Giappone 35.000, Grecia 34. 000 e Portogallo 23.000.

Il problema non sembra avere soluzione: dal 2001 al 2006, alla voce «noleggio di automezzi» nel bilancio delle spese che gravano sulle casse dello Stato si è verificata una vera impennata; i costi sono cresciuti da 28 a 140 milioni di euro, pari a un aumento reale del 357%.

Lirica: il decreto al Quirinale. Apportate modifiche.


ROMA - 21 APRILE 2010 - E' stato trasmesso nel tardo pomeriggio di ieri al Quirinale il decreto di riforma delle fondazioni liriche che potrebbe essere firmato oggi dal capo dello Stato. Intanto, il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi annuncia che da oggi saranno on line sul sito del ministero i dati economici delle 14 fondazioni italiane, "dati - dice il ministro - che i cittadini devono conoscere per rendersi conto dell'urgenza e della opportunità del provvedimento"(foto, Stephane Lissner, sovrintendente della Scala).

Modifiche anche importanti al testo del decreto sarebbero state apportate sia nel corso del consiglio dei ministri di venerdì 16 aprile, che lo ha approvato, sia successivamente, dagli uffici della presidenza del consiglio e dei ministeri dell'Economia e dei Beni culturali, su disposizione dello stesso Cdm .

L'attuale decreto si comporrebbe di sette articoli, "molto più stringente", viene fatto notare, rispetto a tante precedenti versioni. Il testo è diviso in più argomenti, tra i quali le disposizioni in materia di personale, quelle che riguardano le attività culturali, il riordino dell'Imaie, e la normativa specificamente relativa al riordino generale del settore lirico sinfonico.

Nell'ultimo testo non sarebbero previste situazioni particolari per la Scala e Santa Cecilia, allo scopo di superare le polemiche sorte intorno alle "classifiche" tra le fondazioni. Resterebbe invece immodificata la l'età pensionabile dei ballerini, che il decreto fissa per uomini e donne al compimento dei 45 anni d'eta. Nel testo ci sarebbero anche nuove procedure per arrivare ad un contratto nazionale di lavoro del settore in tempi brevi, demandando la trattativa all'Aran. Sarebbero inoltre previste decurtazioni sugli integrativi e norme restrittive sull'esclusività delle prestazioni.

"Più lo leggiamo questo decreto e più vediamo che si tratta di un provvedimento parziale che non ha un profilo riformatore ed è solo un accanimento rispetto all'elemento lavoro", commenta per la Cgil Silvano Conti, che fa riferimento a uno dei testi non ufficiali che girano in questi giorni.

Proprio su questo clima di incertezza è intervenuto il deputato Giuseppe Giulietti,(NELLA FOTO) portavoce di Articolo 21, che ha chiesto alla presidente della commissione cultura della Camera, Valentina Aprea, di intervenire con il governo perché faccia conoscere alle Camere il testo ufficiale del provvedimento.

martedì 20 aprile 2010


COMUNICATO FONDAZIONI LIRICO SINFONICHE

Il giorno 19 c.m. a Milano si è tenuto il programmato coordinamento nazionale dei lavoratori delle Fondazioni Lirico Sinfoniche.
Nella relazione introduttiva le Segreterie Nazionali hanno illustrato quanto appreso dalle agenzie di stampa relativamente all’approvazione in Consiglio dei Ministri del Decreto Legge presentato dal Ministro Bondi inerente alle Fondazioni Lirico Sinfoniche.
Nonostante che a tutt’oggi non sia noto il dettaglio dei provvedimenti assunti, sono altresì certe le materie affrontate strettamente connesse con l’autonomia delle fondazioni stesse e delle parti negoziali, il decreto interviene sulle condizioni lavorative, attacca la stabilizzazione degli organici e sull’ampliamento delle forme di precarizzazione fino alla cancellazione di espressioni artistiche quali la danza che vede disconosciute le tutele previdenziali.
Inoltre il decreto è in netta contraddizione con gli indirizzi in materia di Fondazioni espressi dalla VII Commissione Cultura del Senato con risoluzione del 18.3.2009.date al Governo
Al di là del merito, a partire dal tema fondamentale delle risorse certe che potrebbero costituire investimento sulla cultura quale volano dell’economia, il Coordinamento considera il provvedimento assolutamente improprio e discutibile sul piano della legittimità non solo poiché il settore non riveste carattere di urgenza, ma anche perché si interviene per via decretativa su materie complesse e delicate che dovrebbero essere affrontate per via ordinaria, privilegiando l’interlocuzione e il confronto con le parti sociali soprattutto come nel caso specifico essendo in presenza di un disegno di legge di sistema sullo Spettacolo dal Vivo.
Il coordinamento auspica altresì che lo stesso Presidente della Repubblica condivida le nostre perplessità relativamente alla congruità dello strumento usato .
Per quanto ci riguarda attiveremo tutte le iniziative che riterremo opportune per respingere le modalità ed i contenuti del decreto.
Pertanto come già preannunciato nell’ultimo comunicato, nel ribadire la nostra piena disponibilità ad un confronto serio e di merito finalizzato ad una vera riforma del settore che ne favorisca la tenuta e lo sviluppo, il coordinamento definisce le seguenti iniziative:
Assemblee nei luoghi di lavoro per informare e sensibilizzare i lavoratori
Sciopero senza soluzione di continuità in tutte le Fondazioni in concomitanza con gli spettacoli in programma , a partire dalla promulgazione del decreto secondo un calendario e con modalità che saranno comunicate nei prossimi giorni
Una prima forte iniziativa nazionale tesa al coinvolgimento delle forze politiche –parlamentari , delle Regioni, dell’Agis , dell’Anci
Tutte le forme di coinvolgimento istituzionale (sindaci/presidenti di regioni) e del pubblico sul territorio
Coinvolgimento delle Confederazioni per traguardare un tavolo interministeriale per un confronto su una vera riforma del settore
Il coordinamento considera questa battaglia fondamentale in difesa delle Fondazioni lirico Sinfoniche, della Cultura, della dignità di tutti i lavoratori che operano nel settore che rappresentano un patrimonio culturale non riproducibile in questo Paese e ai quali non può essere negato il diritto ad un contratto nazionale, (ed alla relativa copertura salariale) arenato ormai da oltre tre anni



LE SEGRETERIE NAZIONALI
SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL CISAL-FIALS


Milano, 19 aprile 2010

lunedì 19 aprile 2010


LIGURIA - Carlo Felice, rischio di occupazione. No al decreto legge di riforma, i sindacati accusano il ministro Bondi
COSTANTINO MALATTO
DOMENICA, 18 APRILE 2010 LA REPUBBLICA - - Genova

Domani a Milano il coordinamento nazionale deciderà le prime risposte alle mosse del Governo


Sindacati sul piede di guerra anche al Carlo Felice di Genova dopo il via libera da parte del consiglio dei ministri al decreto legge di riforma delle fondazioni lirico sinfoniche. Domani si riunirà a Milano il coordinamento nazionale dei sindacati: da lì usciranno le prime risposte alla mossa del governo. Compresa la possibile occupazione dei teatri lirici italiani. «Con questo decreto legge - accusano Nicola Lo Gerfo (Fials-Cisal) e Carmine Del Regno (Snater) - il ministro Bondi ha tradito la promessa che aveva formulato, di elaborare una vera legge di riforma del settore attraverso un percorso di concertazione con sindaci, sovrintendenti e sindacati. Invece, senza ascoltare nessuno, ha dato vita a un decreto confuso e penalizzante per tutti, per i lavoratori ma anche per le Fondazioni liriche». Fials e Snater hanno firmato insieme alla Uilcom un comunicato in cui tra l´altro accusano il ministro Bondi di avere varato un decreto che tenta di «far pagare ai lavoratori il prezzo degli sprechi e delle inefficienze che da lungo tempo affliggono i nostri teatri, senza minimamente affrontarne le vere responsabilità gestionali e politiche».
Uno dei più soddisfatti per questo decreto si è mostrato Marco Tutino, attuale sovrintendente del Comunale di Bologna e presidente dell´Anfols, Associazione che raggruppa le fondazioni liriche e sinfoniche. Un motivo di polemica in più per Genova: negli ultimi tempi il nome di Tutino è circolato come possibile sovrintendente del Carlo Felice, quando sarà finito il commissariamento. «Abbiamo sentito anche noi questa voce - dicono i sindacalisti - Visto quello che è accaduto a Bologna, speriamo che la scelta del nuovo sovrintendente venga ben ponderata, per evitare che anche a Genova ci siano ripercussioni negative».


VERONA - Riforma delle Fondazioni: «Se ci danneggia reagiremo»
Domenica 18 Aprile 2010 CRONACA Pagina 16 - L'ARENA



LIRICA. Le prime reazioni al decreto legge, che riguarda 14 realtà culturali in Italia, varato dal Consiglio dei ministri




Il sovrintendente Girondini temporeggia: «In settimana esamineremo il testo» Ma con i pensionamenti a 45 anni di età, il corpo di ballo dell’Arena si dimezzerà

«La Scala di Milano ha ottenuto il riconoscimento di teatro di valenza nazionale? Bene, senz’altro l’Arena di Verona l’avrà come teatro internazionale». Allarga le braccia il sovrintendente della Fondazione Arena, Francesco Girondini, e commenta con una battuta la notizia che il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e del ministro per i beni e le attività culturali Sandro Bondi, il decreto legge per la riforma del mondo dello spettacolo e in particolare delle 14 Fondazioni lirico-sinfoniche. Lo scopo del provvedimento legislativo è razionalizzare le spese e ottimizzare i livelli di qualità del settore.
Il decreto prevede per la Scala e l’Accademia di Santa Cecilia di Roma, il ruolo di strutture di particolare interesse nazionale. Un riconoscimento che ha suscitato dure reazioni, come quella del sindaco Matteo Renzi di Firenze, in altre realtà che si sentono declassate.
«Eravamo a conoscenza», afferma Girondini, «del decreto di riforma delle Fondazioni lirico-sinfoniche, un anno e mezzo fa avevo partecipato ad un incontro con il ministro Sandro Bondi e tale esigenza è condivisa da tutti, visto che l’ultima riforma risale al 1996». Ma sono già scoppiate le polemiche. C’è che parla di Scala e Accademia di Santa Cecilia in serie A e di altre Fondazioni, come l’Arena di Verona, in B. «Va detto che questi due teatri godevano già di tale riconoscimento, ma il testo nessuno lo conosce, a parte alcuni dettagli come quello che prevede il pensionamento dei ballerini a 45 anni». Tale misura comporterà in pratica il dimezzamento nei prossimi due o tre anni dell’intero corpo di ballo. Dei 24 componenti, 16 hanno un’età superiore ai 40 anni. Ciò significa la fine del corpo di ballo dell’Arena? «Su 14 Fondazioni», osserva Girondini, «solo cinque o sei hanno questa realtà che evidentemente non viene ritenuta essenziale, ma non dimentichiamo che durante il festival lirico ci avvaliamo di aggiunti. Una strada alternativa ai tagli potrebbe essere la formazione di un corpo di ballo regionale o inter-regionale che metta insieme Arena, Fenice di Venezia e teatro Verdi di Trieste».
Quanto alle proteste, come quelle del sindaco Renzi, in veste di presidente del Maggio Fiorentino, Girondini glissa: «Inutile contestare un testo che ancora non conosciamo integralmente, in settimana potremo esaminare il testo definitivo firmato dal presidente Napolitano e verificheremo il da farsi». Il sovrintendente ha concordato la strategia con il sindaco-presidente della Fondazione Arena Flavio Tosi. «Per essere convertito in legge», conclude il sovrintendente Girondini, «ci vorranno almeno 60 giorni e nel caso il testo abbia contenuti negativi per le Fondazioni come la nostra faremo le nostre osservazioni che sottoporremo al ministro. Inoltre, sempre se ci sarà la necessità di salvaguardare la nostra più importante realtà culturale, solleciteremo l’intervento dei parlamentari veronesi». E.S.



Messaggero di sabato 17 aprile 2010, pagina 27
La scalata della Scala
di Sala Rita

La scalata della Scala Milano già festeggia la patente di teatro d'interesse nazionale. ROMA Il decreto legge era ancora caldo e fragrante, appena approvato, e già Milano brindava alla nuova patente del suo Teatro lirico, dichiarato di interesse nazionale . Il sindaco, Letizia Moratti, rin-. graziava il governo: «Si tratta di «un provvedimento che premia il ruolo della Scala e l'impcgno delle istituzioni cittadine che hanno sempre operato con orgoglio e grande senso di responsabilità».. Ancora: «Da tempo il sovrintentente Lissner speràva nel titolo di teatro nazionale ed ora che è arrivato si dice onorato e nello stesso tempo affenna di avvertirne la responsabilità». A seguire, tuttele cifre dell'eccellenza scaligera. E Lissner: «L'autonomia consentirà alla Scala di avere una gestione più flessibile, senza essere legata ad alcune fra le regole che le Fondazioni devono rispettare».
Il testo del decreto non si conosce, dovendo prima passare alla firma del Quirinale per poi essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Si conoscono per i contenuti, che il ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Sandro Bondi, ha commentato, definendoli il «primo passo di un percorso che porterà le Fondazioni a una gestione più efficiente ed efficace, razionalizzandone le spese e favorendo, altre alla produttività del settore, la cresella qualitativa delle produzioni», Nel testo di legge, la qualifica di interesse nazionale non comparirebbe associata ai nomi della Scala e di Santa Cecilia (l'unica, fra le 14 istituzioni, soltanto sinfonica). Il comunicato del Ministero che riporta la soddisfazione di Bondi, parla per di «ricnoscimento dei diversi gradi di autonomia delle Fondazioni a partire dal Teatro alla Scala di Milano e dall'Accademia Nazionale di Santa Ceciha». Ricorda poi gli altri punti qualificanti: la cen del contratto collettivo nazionale di lavoro da subordinazione ad esso dei rinnovi dei contratti integrativi aziendali del personale di ogni singola Fondazione, «in modo da evitare distorsioni di questo importante strumento»; il carattere di esclusività al rapporto di lavoro dei dipendenti delle Fondazioni liriche, che potranno svolgere attività autonome solo nei limiti e con le modalità previsti dal nuovo contratto collettivo;
norme rigorose sul turn over dei dipendenti e rerole nuove perle le assunzioni e per la tipologia dei contratti di lavoro utilizzabili (si applicherà la legge Biagi), ponché in tema di trasparenza nelle graduatorie di accesso al lavoro; rideterminazione dei criteri selettivi di assegnazione e di liquidazione dei contributi alle attività di spettacolo dal vivo, tenendo conte della quantità e della qualità della produzione svolta dalle singole istituzioni, della loro regolarità gestionale e del successo di pubblico ». Fra le novità anche il pensionamenlo dei danzatori (al quale plaude Roberto Bolle) all'età di 45 anni.
Forti critiche dai partiti di opposizione (Pd e ldv in testa) e subito in agitazione i lavoratori. I sindacati giudicano negativamente le posizioni assunte sul rinnovo del contratto nazionale dall'Anfols (l'Associazione delle fondazicini lirico sinfoniche) e annunciano la richiesta al Ministro di un «chiarimento complessivo». Siamo pronti a tutto, dicono, anche ad occupare le Fondazioni, se il decreto dovesse essere firmato prima del chiarimento, «ovvero intervenisse imponendo modifiche destrutturanti sull'impianto del contratto nazionale vigente», Proteste al Maggio Musicale Fiorentino: «In attesa di conoscere il testo del decreto hanno detto congiuntamente il sovrintendente, Francesco Giambrone, e il direttore principale, ZubinMehta, riteniamo preoccupante che ancora una volta il Maggio non venga neppure citato dal ministro Bondi tra le istituzioni che potrebbero vedersi riconosciuto uno status e un'autonomia particolari. Siamo sempre stati contrari alle classifiche. Ma nel momentoin cui il govemo insiste nell'ipotizzare differenziazioni, vogliamo pensare, per Firenze e per il Maggio (che il più antico e importante Festivai musicale italiano), ad una omissione involontaria. Qualsiasi altra cosa sarebbe inaccettabile». Gianni Letta, presente ieri a Firenze alla consegna del Fiorino d'oro a Ettore Bernabei, avrebbe comunque assicurato al sindaco Renzi che il Maggio avrà il suo giusto riconoscimentà.
Il sovrintendente di Bologna, Marco Tutino, plaude alla riforma «se riuscirà a premiare le gestioni sane», mentre Antonio Cognata, da Palermo, preso atto del grave dissesto generale, si augura che «il decreto contenga, gli elementi necessari per realizzàre una mag FondaAoui liriche/il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma con un decreto legge ora alla firma di Napolitano. Proteste dei lavoratori che minacciano l'occupazione *** Bernabei, giore efficienza produttiva, ma senza ledere le prerogative culturali dei Teatri».
E Roma, che attende per la fme dell'anno l'arrivo di Riccardo Muti e, assieme al maestro napoletano, la resurrezione? «Aspetto dileggere il testo del decreto», dice il sovrintendente, Catello De Martino ma penso che il Ministro si sia solo dimenticato di parlare di Roma. 11 nostro è i1 teatro della Capitale ed è impegnato in un'intensa azione di rappresentanza internazionale. Abbiamo receutemente siglato accordi con importanti teatri europei e con il Met di New York». Dichiara il sindaco Alemanno: «Non ho letto il testo del decreto. In ogni caso non è accettabile che ci sia una graduatoria preventiva delle Fondazioni rispetto all'autonomia. Sono contento per Santa Cecilia. Ma sono certo che il Capo dello Stato, se la graduatoria esiste non firmerà. Anche l'Opera di Roma, il teatro lirico della Capitale, merita una sua posizione specifica».