mercoledì 23 febbraio 2011

Tagli Fus, l'annuncio di Cagli "Se il milleproroghe passa, mi dimetto"


Il sovrintendente dell'Accademia di Santa Cecilia convoca la stampa per annunciare le dimissioni, se verranno confermati i pesanti tagli al Fus, e le dotazioni eccezionali solo per la Scala, l'Arena di Verona e la Fondazione Verdi

di ROSARIA AMATO


C'è ancora caos sul milleproroghe, dopo lo stop del presidente della Repubblica Napolitano, ma il sovrintendente dell'Accademia di Santa Cecilia Bruno Cagli non ha dubbi: "Se i tagli allo spettacolo passeranno così come sono nel decreto milleproroghe, rassegnerò le mie dimissioni da presidente sovrintendente dell'Accademia di Santa Cecilia. E spero che i sovrintendenti di altre Fondazioni facciano altrettanto". Cagli, nel corso di un incontro con la stampa, ha ribadito di "non volersi fare complice della dismissione culturale in corso".

I sovrintendenti delle 14 fondazioni lirico-sinfoniche italiane si aspettavano nel milleproroghe un cospicuo reintegro del Fus, il Fondo Unico per lo spettacolo, che è stato fortemente decurtato dai tagli al bilancio, passando dai 410 milioni dello scorso anno ad appena 258. Ma nel decreto alla fine non c'è stato alcun reintegro: sono stati stanziati 15 milioni in più, pochissimo. Soprattutto, però, ha ricordato oggi Cagli, sono state previste "partite straordinarie di 3 milioni di euro ciascuna", per la Scala, l'Arena di Verona e la Fondazione Verdi. Alle due fondazioni di Roma, Santa Cecilia e il Teatro dell'Opera, non è andato nulla.

Santa Cecilia ha perso pertanto "5 milioni di euro rispetto al 2009". "I criteri di assegnazione -ha precisato il sovrintendente- prevedono solo gli introiti da biglietteria. Molte delle nostre entrate non vengono dalla biglietteria, ma dai programmi di sala, dalle tournèe, dai contributi dei privati cittadini. Ma anche da situazioni analoghe a quella del 16 marzo, quando faremo tre concerti per l'Unità d'Italia dove certo non prevediamo la vendita di biglietti ma incassiamo per la nostra prestazione. Che significa questo? Significa volere favorire quelle Fondazioni che questi introiti non li hanno e che, paradossalmente, sono meno virtuose di noi".

E ha aggiunto: "Impugneremo il decreto Milleproroghe, se dovesse passare così. Abbiamo raccolto un parere giuridico secondo il quale alcuni dettati del testo sono in contraddizione con la legge Bondi e sono contestabili proprio sul piano giuridico".

"Noi non possiamo ridurre il numero di concerti -ha spiegato Cagli- perchè il nostro bilancio, per il 50%, si basa sui nostri introiti e se tagliamo i concerti, che quasi sempre fanno registrare il 'tutto esaurito', riduciamo drasticamente le entrate dal botteghino e dagli sponsor. Inoltre abbiamo raggiunto standard di qualità elevatissimi, riconosciuti a livello internazionale (la stampa inglese colloca l'orchestra di Santa Cecilia tra le dieci migliori al mondo, ndr), anche grazie al nostro direttore Antonio Pappano, che tutti ci invidiano e corteggiano e che ha un contratto con noi fino al 2013. Contratto che contiamo di rinnovare".

Eppure, se i tagli verranno confermati, la prospettiva è proprio questa: si dovrà ridurre drasticamente la produzione concertica, sottolinea Cagli, "e rinunciare agli standard di qualità raggiunti negli ultimi anni". Senza contare le attività collaterali: l'Accademia sarà costretta a "chiudere la Bibliomediateca, che è la prima biblioteca musicale di Roma con criteri di consultazione moderni cui la gente accede da tutto il mondo, e il Museo degli strumenti musicali. Poi dovremmo sciogliere la JuniOrchestra e il Coro di voci bianche, che coinvolgono quasi 600 bambini e adolescenti". Prospettive analoghe per il Teatro dell'Opera.

Cagli infine ha lanciato l'allarme lavoratori: "Sembra che a nessuno interessi che nel settore ci sono 5.000 lavoratori a rischio. Non ci sarà solo la Fiat in Italia! E anche a Santa Cecilia, se non ci saranno segnali di reintegro dei finanziamenti, gli stipendi sono a rischio. E dire che nel Milleproroghe ci sono provvedimenti che fanno incassare ben altro che i 160 milioni mancanti del Fus. Solo la sanatoria sulle affissioni dei manifesti ne porta ben 80".

http://roma.repubblica.it

Nessun commento: