martedì 29 marzo 2011

Il reintegro del Fus un segnale di speranza

Dopo la mobilitazione del mondo dello spettacolo in risposta alle pesanti misure restrittive minacciate dal governo italiano, arrivano i primi parziali cambi di rotta che lasciano ben presagire. In primis il reintegro del FUS, accolto con un sospiro di sollievo dal Presidente Roberto Cicutto e dall'Amministratore Delegato di Cinecittà Luce Luciano Sovena i quali, solo pochi giorni fa, avevano lanciato un grido d'allarme per il taglio ai fondi all'importante realtà cinematografica e culturale italiana. In un comunicato congiunto, i due funzionari "accolgono con immenso favore l'intervento del Governo per il reintegro del FUS, che mette la Società in condizione di continuare la sua attività a sostegno del cinema italiano in Italia e nel Mondo; in particolare, le risorse reintegrate verranno utilizzate per la ricerca di nuovi talenti e nuovi racconti per il nostro cinema, per la vitale attività di distribuzione di opere prime e seconde, e per garantire il massimo della visibilità ai film italiani nei festival e nei mercati internazionali più importanti. Senza dimenticare la fondamentale opera di conservazione, arricchimento e divulgazione dei beni dell'Archivio Storico Luce, un patrimonio ineguagliabile di memoria e conoscenze".

In concomitanza con l'annuncio del reintegro del FUS, sembra rientrata anche l'intenzione del governo di tassare di un euro il prezzo dei biglietti degli spettacoli cinematografici, notizia che lascia ben sperare per il futuro, almeno a quanto ha dichiarato il presidente dell'Anica Paolo Ferrari. "E' un autentico punto di svolta, poiché le risorse e le tecniche di finanziamento adottate conferiscono al cinema italiano l'autonomia e la stabilità necessarie. E' anche l'affermazione del ruolo che spetta alla cultura in un Paese come il nostro e quindi una vittoria dell'Italia, nel solco dei valori costantemente difesi dal Presidente della Repubblica" aggiunge il produttore Riccardo Tozzi.

La notizia del reintegro del FUS, unita alla nomina del nuovo Ministro per i Beni e le Attività Culturali Giancarlo Galan, che prende il posto del dimissionario Sandro Bondi, ha spinto i sindacati a revocare lo sciopero previsto per venerdì 25 marzo. Resta confermata la partecipazione alle tre Giornate Nazionali per la Cultura e lo Spettacolo in programma il 26-27-28 marzo, indette con l'obiettivo di mobilitare e sensibilizzare i cittadini, l'opinione pubblica e i rappresentanti politici e istituzionali sullo stato attuale di crisi della cultura e dello spettacolo italiani e sui possibili interventi per uscire dall'emergenza.

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martedì 15 marzo 2011

FUS, assemblea Accademici e CDA di S.Cecilia respingono le dimissioni di Cagli


oma, 14 mar. - (Adnkronos) - L'assemblea degli Accademici e il consiglio di amministrazione dell'Accademia nazionale di Santa Cecilia ''respingono all'unanimita' le dimissioni del presidente Bruno Cagli, il quale, alla luce degli impegni espressi dal Governo nel comunicato stampa della presidenza del Consiglio dei ministri e della volonta' manifestata dal sindaco Alemanno di farsi promotore di un'azione congiunta per la salvaguardia delle istituzioni culturali romane, sospende le proprie dimissioni nell'auspicio di ricevere in tempi ragionevoli le risposte che finora sono mancate, anche contravvenendo a impegni pubblicamente presi''.

L'assemblea degli Accademici e il Consiglio di Amministrazione annunciano che ''rivolgeranno nei prossimi giorni un appello al Presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio, al ministro dell'Economia e delle Finanze, al ministro per i Beni e le Attivita' Culturali e ai vertici degli Enti Locali per testimoniare lo stato di grave difficolta' in cui, a seguito dei ripetuti tagli del Fus, versa l'Accademia che, negli ultimi anni, ha incrementato la capacita' produttiva e la presenza internazionale, superando abbondantemente il 50% delle risorse proprie''.

''Tutto cio' comporterebbe, nel caso di tagli alla produzione, perdite superiori agli eventuali risparmi - concludono - L'auspicio, tanto dell'Assemblea degli Accademici che del Consiglio di Amministrazione, e' di ottenere in tempi brevi una dotazione del Fus non inferiore a quella del 2009, piu' volte indicata, anche pubblicamente, come soglia di sopravvivenza dell'intero settore''.

http://www.libero-news.it

La cultura crolla, Carandini si dimette


Si è dimesso Andrea Carandini presidente del Consiglio superiore dei beni culturali. Lo si è appreso dal ministero dei beni culturali. Le dimissioni sono legate agli ulteriori tagli alla cultura e allo spettacolo ed è un gesto clamororo. L'archeologo aveva sostituito Salvatore Settis che si era dimesso dall'incarico contestando le scelte (e le non scelte) del ministro Bondi. Il crollo di Pompei dell'autunno scorso può essere la giusta immagine per quel che diventa il crollo della cultura italiana.

Le dimissioni di Carandini sono - qualunque siano le dichiarazioni che seguiranno - nei fatti una sconfessione dell'operato del titolare del dicastero, oltre che del governo. E l'archeologo è uno dei più stimati e preparati non solo d'Italia.

Il Consiglio è l'alto organo consultivo del dicastero. E' formato da tecnici del ministero ed esperti come docenti universitari che valutano le politiche del ministero e le sue spese. Carandini non è l'unico che intende lasciare l'incarico nell'organismo. E all'Accademia di Santa Cecilia è in corso un cda: il sovrintendente Cagli dovrebbe confermare le sue dimissioni, sempre perché ritiene i tagli inaccettabili.

Nello sfacelo dei fondi per cultura e spettacolo "amputati", come ha giustamente scritto qualcuno, risalta un dato rivelato da Iacona a "Presadiretta" su Raitre ieri sera, domenica: questo governo ora dà più soldi alla scuola privata che allo spettacolo, con il Fondo unico per lo spettacolo - Fus - ridotto ad appena 231 milioni di euro.

Zanda: Berlusconi dovrebbe vergognarsi
Carandini «si è ribellato all'assassinio della cultura italiana». Così commenta il vicepresidente dei senatori del Partito democratico Luigi Zanda: «Berlusconi dovrebbe vergognarsi e chiedere scusa alla cultura italiana per le dimissioni di un grande archeologo e persona perbene. Di fronte all'agonia del cinema, della musica e del teatro italiano, di fronte al taglio delle risorse per la conservazione e per la tutela del patrimonio artistico, di fronte alla crisi del sistema museale, dopo le proteste di Riccardo Muti, Bruno Cagli, Daniel Barenboim e Sergio Escobar, adesso per la seconda volta nel giro di due anni - continua zanda - il consiglio superiore dei beni culturali vede il suo presidente dimettersi per protesta». Zanda conclude: «Berlusconi venga in Parlamento a cercare di discolparsi di questo delitto contro l'italia e contro gli interessi nazionali. Con quale coraggio potrà celebrare il 150esimo dell'unità d'Italia proprio nel momento in cui distrugge quel tessuto culturale che è l'elemento fondante e il cemento dello Stato unitario».

http://www.unita.it



domenica 13 marzo 2011

Nabucco, bis del pubblico con Muti "Il Va' pensiero contro i tagli"


Un Nabucco pervaso di spirito risorgimentale. Ieri sera all'Opera di Roma l'obiettivo contro cui manifestare non era l'Austria imperiale, ma i tagli ai fondi per la cultura decisi dal governo. Il sindaco di Roma Alemanno che, salito in palcoscenico, ha lanciato un appello al Governo perché la riduzione dei fondi venga "revocata". Ma soprattutto il maestro Muti, già sul podio con la bacchetta in mano, che si rivolge al pubblico e svolge questo paragone: "Il 9 marzo del 1842 Nabucco debuttava come opera patriottica tesa all'unità ed all'identità dell'Italia. Oggi, 12 marzo 2011, non vorrei che Nabucco fosse il canto funebre della cultura e della musica". Parole accolte da applausi e da una pioggia di volantini dalla balconata, che dicevano: "Italia risorgi nella difesa del patrimonio della cultura", e ancora, in una diversa versione: "Lirica, identità unitaria dell'Italia nel mondo".

Poi è cominciato lo spettacolo. Ma l'episodio più inedito doveva ancora svolgersi. Giunto al famoso coro del terzo atto, quel "Va' pensiero" che ha fatto tremare il cuore dei patrioti di un secolo e mezzo fa, la domanda era nell'aria: ci sarà un bis? Ma Muti, una volta finito il celeberrimo coro, dfa di più. Si gira verso il pubblico e dice: "Sono molto addolorato per ciò che sta avvenendo, non lo faccio solo per ragioni patriottiche ma noi rischiamo davvero che la nostra patria sarà 'bella e perduta', come dice Verdi. E se volete unirvi a noi, il bis lo facciamo insieme". E come ad un comando tacito tutti gli spettatori si sono alzati in piedi e hanno cantato insieme ai cento coristi rimasti sul palcoscenico. Un fatto assolutamente inedito, arricchito ulteriormente da un nuovo lancio di volantini pseudo risorgimentali, che dicevano: "Viva Giuseppe Verdi", oppure "Viva il nostro presidente Giorgio Napolitano"; ma anche: "Riccardo Muti senatore a vita". Da lì lo spettacolo ha imboccato la dirittura d'arrivo fino alle ultime note e ad una pioggia di oltre dieci minuti di applausi.

http://roma.repubblica.it

I tagli al F.U.S. contro gli sprechi della politica

Ecco le cifre:
46113,60 annui lordi come ministro,
5486,58 al mese come deputato: 65 838,96
4033,11
al mese come rimborso spese per soggiorno a Roma: 48 397,32
4190 rimborso forfettario: tessere per autostrada ferrovia aereo e altri rimborsi vari per raggiungere l'aereoporto
3098,74 per spese telefoniche.



giovedì 10 marzo 2011

Fus, via altri 50 milioni di euro Il mondo dello spettacolo in rivolta

Aggiunti ai 27 milioni "congelati" ieri, fanno in totale 77 milioni. Bondi: "Confido in chi verrà dopo di me, spero che abbia la forza per ribaltare la situazione". A rischio anche la tutela del patrimonio archeologico e i musei.Addetti ai lavori sul piede di guerra. L'opposizione: "Un massacro"

ROMA - Sandro Bondi è ancora in carica, ma parla ormai da ex ministro dei Beni culturali. All'indomani della notizia del congelamento di ulteriori 27 milioni dal Fondo unico dello spettacolo. "Comprendo la preoccupazione e la delusione del mondo della cultura in seguito alle ultime notizie riguardanti una ulteriore previsione di riduzione degli investimenti - ha detto - a questo punto posso solo confidare che chi mi succederà a breve abbia l'autorevolezza e la forza di porre rimedio e invertire l'attuale situazione". Peraltro, piove sul bagnato: i tagli - o le risorse "congelate", per usare il termine tecnico - per il complesso della cultura assommano in totale a 77 milioni di euro. Ai 27 di ieri se ne sono aggiunti oggi, nuova "amara sorpresa" (così Bondi l'aveva definita ieri), altri 50 che riguardano l'intero comparto gestito dal ministero dei Beni culturali. Il mondo dello spettacolo è in rivolta e punta alla manifestazione di sabato 12 marzo come momento principale per rovesciare la situazione.

Cinecittà a rischio chiusura L'appello

Il motivo del nuovo "taglio"
è sempre lo stesso: gli effetti - ricorda la Uil Beni culturali - della norma sui risultati dell'asta per le frequenze per le tlc contenuta in Finanziaria. Nel caso in cui si verifichino o siano in procinto di verificarsi scostamenti rispetto alla previsione, il ministro dell'Economia e delle finanze provvede, con proprio decreto - dice la norma - alla riduzione lineare, fino alla concorrenza dello scostamento finanziario riscontrato, "delle missioni di spesa di ciascun ministero". Per il ministero dei Beni culturali, spiega ancora la Uil, la previsione ha comportato a far data da oggi il congelamento di 70 milioni: una mazzata che, per il sindacato, significa "la paralisi operativa di tutta l'attività istituzionale del ministero Beni culturali".

A riconoscerlo è lo stesso sottosegretario Francesco Giro: con i tagli è in crisi l'intero settore. Per il Fus poi scende nel dettaglio ricordando che, rispetto alle vecchie risorse, la musica è scesa da 56 a 35 milioni, la lirica da 196 a 122, la danza da 9 a 5, il teatro da 67 a 42, il cinema da 76 a 47. Uno sfacelo, senza appunto parlare dei 50 milioni per tutto il resto che significa - sempre per Giro - mettere in difficoltà la sopravvivenza dei beni, la tutela del patrimonio archeologico, i musei. Addetti ai lavori e opposizione non sono gli unici a protestare: lo stesso sindaco di Roma Gianni Alemanno chiede l'intervento di Berlusconi contro tagli insostenibili.

Il mondo del cinema è in prima fila: da Paolo Virzì a Silvio Orlando ai Centoautori , tutti chiedono una reazione forte, consci tra l'altro anche del rischio chiusura per Cinecittà Luce. Il maestro Pappano bolla il taglio come frutto di "ignoranza totale" e il direttore di S. Cecilia Bruno Cagli, dopo aver detto che tutto il tagliabile è stato tagliato, annuncia le sue dimissioni per il prossimo 14 marzo.

L'opposizione, da Rutelli a Melandri, da Vita a Borghesi, a Chiti alla Cgil, al Pd (che parla di "metodo Marchionne") non solo denuncia il "massacro" della cultura ma chiede con forza a Bondi di farsi da parte subito. Poi ci sono le associazioni di settore: dall'Anac, a Federculture, Federcultura, Arci, Movem09, a Legacoop: tutte schierate contro una politica considerata suicida per il settore. L'Agis annuncia che non parteciperà più alle attività consultive del ministero dei Beni culturali toccando così un punto decisivo: dovrebbe infatti essere la Commissione spettacolo (organo consultivo) a indicare la ripartizione tra i vari settori del Fus. Ma la settimana scorsa la Commissione non si è riunita per protesta contro l'inadeguatezza del vecchio Fus. Figurarsi ora.

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mercoledì 2 marzo 2011

A Santa Cecilia tutti con il Presidente


Fronte unico nella protesta contro il mancato reintegro del Fus: l’Orchestra, il Coro, il Personale tutto dell’Accademia esprimono piena solidarietà e sostegno a Bruno Cagli che si presenterà dimissionario all’Assemblea degli Accademici e al Consiglio d’Amministrazione convocati d’urgenza.

“Il mancato reintegro del Fondo Unico dello Spettacolo almeno ai livelli del 2009 – che così disattende gli impegni pubblicamente assunti dal Ministro Bondi a nome del Governo -condannerà l’intero settore della produzione culturale alla progressiva paralisi delle attività. I continui e pesanti tagli ai finanziamenti a fronte degli esigui stanziamenti previsti dal Decreto “Milleproroghe”, tolgono ogni residua speranza alla possibilità di riuscire a salvare l’immenso patrimonio culturale che tutto il mondo ci invidia.

Il Presidente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Prof. Bruno Cagli, ha dichiarato nei giorni scorsi che non intende in alcun modo farsi complice di questa dismissione culturale e che in assenza di segnali ben precisi si presenterà dimissionario all’Assemblea degli Accademici e al Consiglio d’Amministrazione convocati d’urgenza, sottolineando che spetta ad altri assumersi la responsabilità politica di distruggere più di 400 anni di storia.

L’Orchestra, il Coro, il Personale tutto dell’Accademia, esprimono piena solidarietà e sostegno al proprio Presidente, condividendone la forte preoccupazione per il mancato reintegro del FUS e auspicano che anche i Sovrintendenti, i Consigli d’Amministrazione e i Presidenti delle altre 13 Fondazioni lirico-sinfoniche si assumano la responsabilità di un’azione altrettanto forte, corale e decisiva.

Nel caso non dovessero essere adottati i provvedimenti strutturali da tutti auspicati, i lavoratori di Santa Cecilia, accanto alla loro Istituzione, si riservano di intraprendere le necessarie iniziative per evitare quella che si preannuncia come un vero e proprio crollo del Sistema Cultura Italia”.

I Professori dell’Orchestra, gli Artisti del Coro,il Personale Tutto dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia