martedì 28 agosto 2012

BARI E LA MALEDIZIONE DEL RESTAURO


Protetto dai rami di un pino secolare piantato dal compositoreprediletto da Fellini, sorge l’Auditorium "Nino Rota", una delle sale da concertopiù maestose della città, bene prezioso dell’intera Puglia, ma soprattuttoricordo di tanti musicisti o semplici amanti della musica che sono passati peril conservatorio Picci
nni. Chiuso ben vent’anni fa, causa l’inagibilità delposto, è ancora in fase di restauro dopo interruzioni e riprese a singhiozzodei lavori. E sembra l’eco di una storia già sentita: come dimenticarel’odissea dei Teatri Petruzzelli e Margherita, conosciuti in tutto il mondo perla loro bellezza, ma di cui noi baresi stessi non abbiamo potuto usufruire peranni. Ciò che accade a edifici e infrastrutture, sottoposti a restauro nelbarese, non sorprende più, divenendo quasi una “routine burocratica” fissareuna data d’inaugurazione auditorium: da un sopralluogo avvenuto in ottobre viene mostrato ilcantiere che dovrebbe “ospitare” quaranta operai, nel quale ne lavorano soloquattro, sintomo già di una inevitabile lentezza nelle operazioni diristrutturazione. A detta del presidente della Provincia Schittulli e dell’assessora regionale alla Qualità del Territorio Angela Barbanente, presenti al sopralluogo, non ci sono ancora i fondi necessari per completare i lavori entro la data stabilita del 31 dicembre 2011, cheslitta (ancora una volta) a un tanto indefinito quanto poco credibile 2012. Maè veramente una questione di disponibilità di fondi o è solo pigrizia mentale?Mentre riflettete sulla risposta, continuano a nutrirci di promesse vacue e afarci sperare in un infinito conto alla rovescia. Sembra quasi essere unamaledizione quella dei “cantieri di restauro”, per questo teniamo le ditaincrociate sulla situazione del “Teatro Piccinni” da poco chiuso anch’esso; machiedendo in giro chiunque, annoiato dai vizi della nostra burocrazia,  vi dirà “Il Piccinni?! Chissà quando lo riapriranno”.
La realtà è che l’auditorium è un diritto di tutti i cittadini, masoprattutto un bisogno per tutti gli studenti del conservatorio, chenecessitano al più presto di uno spazio adeguato per esibirsi e provare, e alquale molti di essi hanno legato il loro ricordo “degli anni distudio spensierati e pieni di speranza, dei saggi, dei concerti, delle ore diattesa sulle scomode poltroncine vicino al bar, della macchinetta delle bibitecalde, del giorno del diploma, dell'attesa dell'affissione dei risultati degliesami, di un pezzo di vita!” (cit.)
Ed è paradossale come in un luogo dove prima si faceva musica, ora ci sia solo il silenzio di un cantiere.

Sara Di Leo

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