giovedì 9 gennaio 2014

Sì dei lavoratori al piano salva-Comunale Ok a 21 pensionamenti e stop ai premi di produzione per incassare 8 milioni da Roma


BOLOGNA - Anche i lavoratori, riuniti ieri in assemblea, hanno detto sì e il piano di salvataggio del teatro Comunale prende il via. Oggi il voto in cda che non preannuncia sorprese: i vertici della Fondazione lirica dovranno, salvo improbabili colpi di scena, ratificare quello che è stato concordato in queste settimane di trattativa con le sigle sindacali. Poi avrà inizio l’iter con Roma, contando (o sperando) sull’approvazione da parte del commissario straordinario alla lirica Pier Francesco Pinelli. Una risposta — approvazione, richiesta di correzioni o bocciatura — dovrà arrivare entro 30 giorni.
Il piano, fra pensionamenti, tagli ai contratti di collaborazione, contenimento di spese per un risparmio di 2,5 milioni, dovrebbe infatti consentire a Largo Respighi di usufruire dei finanziamenti ministeriali (circa 8 milioni di euro di Fus) previsti dalla legge 112 per risanare una volta per tutte i conti. Mentre la crisi generalizzata e un debito pregresso di circa 10 milioni di euro pendono come una spada di Damocle sul futuro del teatro. «I conti sono in ordine», ribadisce il sovrintendente Francesco Ernani, principale artefice di un’armonia ritrovata. Lui, in un primo tempo, sperava di chiudere la partita con i bilanci in pareggio e sfuggire all’ennesima opera di «razionalizzazione».
Ma la cautela e il timore di incorrere nel provvedimento di liquidazione coatta, così come previsto dalla normativa, hanno avuto la meglio. Stesso sentimento che probabilmente ha mosso i lavoratori riuniti ieri in assemblea e chiamati a dire la loro sul piano. Su 160 presenti, 122 hanno dato voto favorevole. Tre i contrari, astenuti gli altri. «I numeri — commenta Antonio Rossa della Cgil — dimostrano quanto i dipendenti siano consapevoli di quello che c’è in gioco. Anche se questo è solo un primo passo: per ora abbiamo votato un piano di massima, poi nel tempo ci sono molte cose modificabili e noi abbiamo già messo nero su bianco diverse istanze».
Intanto l’accordo approvato stabilisce il pensionamento di 21 dipendenti da qui fino al 31 dicembre 2016 e la sospensione degli accordi integrativi relativi ai premi di produzione, ovvero, in sostanza, una decurtazione sugli stipendi già attivata gli anni scorsi per evitare al teatro il commissariamento. E, se necessario, si discuterà la possibilità di ulteriori prepensionamenti e relativi incentivi. «Abbiamo anche votato un altro accordo con la direzione — precisa Rossa — che la impegna a un piano strategico di rilancio che comprende la razionalizzazione dei costi di produzione, investimenti in ammodernamento e formazione e un percorso che non riduca eccessivamente l’organico, in modo da mantenere la qualità produttiva del teatro. Insomma, abbiamo fatto un passo importante ma la questione è ancora aperta». «I lavoratori ci hanno accordato fiducia — interviene Stefano Gregnanin della Cisl —. Ora speriamo che il ministro capisca e che, come ha chiesto chiarezza sui tagli, sia altrettanto chiaro nella ripartizione dei fondi del Fus».
«L’assemblea è stata serena — chiude Giulio Ciofini della Fials — ma non vuole dire che ci sia rassegnazione. Quello che avviene è la conclusione di un percorso di riduzioni e contenimenti di spesa che qui portiamo avanti da anni. E i sacrifici fatti in questo lungo periodo alla fine dimostrano che oggi non si può procedere con gli strumenti pensati dalla legge: nessuna macelleria, nessuna misura lacrime e sangue, solo uscite fisiologiche di personale e un piano di rilancio, ricerca risorse, marketing». E, infine, l’ultimo appello a istituzioni e privati: «Non può essere — ragiona il sindacalista — che questo teatro sia quello con il personale più ridotto, il meno costoso, ma anche meno finanziato».

Luciana Cavina