martedì 15 marzo 2011

La cultura crolla, Carandini si dimette


Si è dimesso Andrea Carandini presidente del Consiglio superiore dei beni culturali. Lo si è appreso dal ministero dei beni culturali. Le dimissioni sono legate agli ulteriori tagli alla cultura e allo spettacolo ed è un gesto clamororo. L'archeologo aveva sostituito Salvatore Settis che si era dimesso dall'incarico contestando le scelte (e le non scelte) del ministro Bondi. Il crollo di Pompei dell'autunno scorso può essere la giusta immagine per quel che diventa il crollo della cultura italiana.

Le dimissioni di Carandini sono - qualunque siano le dichiarazioni che seguiranno - nei fatti una sconfessione dell'operato del titolare del dicastero, oltre che del governo. E l'archeologo è uno dei più stimati e preparati non solo d'Italia.

Il Consiglio è l'alto organo consultivo del dicastero. E' formato da tecnici del ministero ed esperti come docenti universitari che valutano le politiche del ministero e le sue spese. Carandini non è l'unico che intende lasciare l'incarico nell'organismo. E all'Accademia di Santa Cecilia è in corso un cda: il sovrintendente Cagli dovrebbe confermare le sue dimissioni, sempre perché ritiene i tagli inaccettabili.

Nello sfacelo dei fondi per cultura e spettacolo "amputati", come ha giustamente scritto qualcuno, risalta un dato rivelato da Iacona a "Presadiretta" su Raitre ieri sera, domenica: questo governo ora dà più soldi alla scuola privata che allo spettacolo, con il Fondo unico per lo spettacolo - Fus - ridotto ad appena 231 milioni di euro.

Zanda: Berlusconi dovrebbe vergognarsi
Carandini «si è ribellato all'assassinio della cultura italiana». Così commenta il vicepresidente dei senatori del Partito democratico Luigi Zanda: «Berlusconi dovrebbe vergognarsi e chiedere scusa alla cultura italiana per le dimissioni di un grande archeologo e persona perbene. Di fronte all'agonia del cinema, della musica e del teatro italiano, di fronte al taglio delle risorse per la conservazione e per la tutela del patrimonio artistico, di fronte alla crisi del sistema museale, dopo le proteste di Riccardo Muti, Bruno Cagli, Daniel Barenboim e Sergio Escobar, adesso per la seconda volta nel giro di due anni - continua zanda - il consiglio superiore dei beni culturali vede il suo presidente dimettersi per protesta». Zanda conclude: «Berlusconi venga in Parlamento a cercare di discolparsi di questo delitto contro l'italia e contro gli interessi nazionali. Con quale coraggio potrà celebrare il 150esimo dell'unità d'Italia proprio nel momento in cui distrugge quel tessuto culturale che è l'elemento fondante e il cemento dello Stato unitario».

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