MILANO Orchestra della Scala sul piede di guerra. Questa volta il motivo dell’agitazione - scrive oggi La Repubblica di Milano - è il divieto di tenere concerti al di fuori del teatro che il ministero dei Beni Culturali impone ai professori dal 1° gennaio. Due giorni fa al sovrintendente Stéphane Lissner
è stato consegnato un documento firmato da 75 orchestrali su 110, cioè
circa il 70 per cento, nel quale viene comunicato che «verrà ripresa, in
modo unilaterale, l’attività esterna».
«Si tratta di un atto di insubordinazione che verrà valutato ai sensi della legge e del contratto» spiega Lissner.
Il divieto di concedere permessi è stato imposto dalla legge 100 del giugno 2010,
che ha ratificato un decreto introdotto qualche mese prima da Sandro
Bondi, allora ministro dei Beni culturali. Oltre a prevedere l’autonomia
gestionale per le fondazioni liriche virtuose, cioè con bilancio in
pareggio, la legge dice che, in assenza di contratto nazionale (che
manca da parecchi anni) dal 1° gennaio 2012 i teatri non possono più
concedere ai musicisti i permessi per l’attività esterna.
«Intanto ci devono spiegare cosa c’entra il contratto nazionale coi permessi — sostengono gli orchestrali
— . In secondo luogo temiamo che la revoca sia solo il primo passo per
un giro di vite durissimo: blocco dell’integrativo e taglio degli
stipendi. Un modo per tenere al guinzaglio le masse più pericolose,
perché è chiaro che qui tutti i grossi cambiamenti sono partiti
dall’orchestra». Certo, con l’ottenimento dell’autonomia, la Scala potrà
avere regole proprie, più adatte alle esigenze specifiche, ma i tempi
si sono allungati a causa di alcuni rilievi che il ministero ha fatto al
nuovo statuto.
«Nel frattempo ho inoltrato una richiesta di deroga al ministro sulla questione permessi — specifica Lissner,
che ha risposto personalmente con una lettera a tutti i firmatari del
documento — . Non posso e non voglio contravvenire alla legge. Conto
comunque che nella prossima seduta del Consiglio di amministrazione il
nuovo statuto verrà approvato, e che poi nel più breve tempo possibile
diventi operativo. L’unica possibilità perché la Scala funzioni è
l’autonomia». Anche se gli orchestrali continuano a criticare il suo
operato: «I sovrintendenti di Santa Cecilia e Torino, Cagli e Vergano,
si sono espressi contro la legge e contro questo provvedimento. Alla
Scala nessuno ha detto nulla».
In realtà Lissner - scrive ancora La Repubblica - ritiene
che sia «sbagliato bloccare i permessi» perché l’attività esterna dei
musicisti, come solisti o in formazioni da camera, arricchisce la loro
esperienza e si riverbera positivamente sull’orchestra: «Noi abbiamo un
regolamento serio e articolato per la concessione delle autorizzazioni
che funziona benissimo, e capisco la rabbia dei professori che da un
giorno all’altro se le sono viste negare. Ma il loro atto di ribellione
mi è parso sproporzionato».
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