martedì 22 maggio 2012

La Scala e la legge 100.

MILANO  Orchestra della Scala sul piede di guerra. Questa volta il motivo dell’agitazione - scrive oggi La Repubblica di Milano - è il divieto di tenere concerti al di fuori del teatro che il ministero dei Beni Culturali impone ai professori dal 1° gennaio. Due giorni fa al sovrintendente Stéphane Lissner è stato consegnato un documento firmato da 75 orchestrali su 110, cioè circa il 70 per cento, nel quale viene comunicato che «verrà ripresa, in modo unilaterale, l’attività esterna». 
«Si tratta di un atto di insubordinazione che verrà valutato ai sensi della legge e del contratto» spiega Lissner.
Il divieto di concedere permessi è stato imposto dalla legge 100 del giugno 2010, che ha ratificato un decreto introdotto qualche mese prima da Sandro Bondi, allora ministro dei Beni culturali. Oltre a prevedere l’autonomia gestionale per le fondazioni liriche virtuose, cioè con bilancio in pareggio, la legge dice che, in assenza di contratto nazionale (che manca da parecchi anni) dal 1° gennaio 2012 i teatri non possono più concedere ai musicisti i permessi per l’attività esterna.
«Intanto ci devono spiegare cosa c’entra il contratto nazionale coi permessi — sostengono gli orchestrali — . In secondo luogo temiamo che la revoca sia solo il primo passo per un giro di vite durissimo: blocco dell’integrativo e taglio degli stipendi. Un modo per tenere al guinzaglio le masse più pericolose, perché è chiaro che qui tutti i grossi cambiamenti sono partiti dall’orchestra». Certo, con l’ottenimento dell’autonomia, la Scala potrà avere regole proprie, più adatte alle esigenze specifiche, ma i tempi si sono allungati a causa di alcuni rilievi che il ministero ha fatto al nuovo statuto.
«Nel frattempo ho inoltrato una richiesta di deroga al ministro sulla questione permessi — specifica Lissner, che ha risposto personalmente con una lettera a tutti i firmatari del documento — . Non posso e non voglio contravvenire alla legge. Conto comunque che nella prossima seduta del Consiglio di amministrazione il nuovo statuto verrà approvato, e che poi nel più breve tempo possibile diventi operativo. L’unica possibilità perché la Scala funzioni è l’autonomia». Anche se gli orchestrali continuano a criticare il suo operato: «I sovrintendenti di Santa Cecilia e Torino, Cagli e Vergano, si sono espressi contro la legge e contro questo provvedimento. Alla Scala nessuno ha detto nulla».
In realtà Lissner - scrive ancora La Repubblica - ritiene che sia «sbagliato bloccare i permessi» perché l’attività esterna dei musicisti, come solisti o in formazioni da camera, arricchisce la loro esperienza e si riverbera positivamente sull’orchestra: «Noi abbiamo un regolamento serio e articolato per la concessione delle autorizzazioni che funziona benissimo, e capisco la rabbia dei professori che da un giorno all’altro se le sono viste negare. Ma il loro atto di ribellione mi è parso sproporzionato».

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