lunedì 18 aprile 2011

Fondi reintegrati Verdi, salva l'attività ma buco di 4 milioni

di Gabriella Ziani
Non calerà il sipario per sempre. Anche se il "rosso" in bilancio è inevitabile. Dopo che all'ultimo minuto il Governo ha ripristinato, aumentando il costo della benzina, di 149 milioni di euro i finanziamenti, quel Fondo unico per lo spettacolo (Fus) i cui tagli draconiani sembravano dover mandare alla naftalina tutti i lirici, l'altro giorno la Consulta dello spettacolo ha approvato all'unanimità - sentita la relazione del neoministro alla Cultura, Giancarlo Galan - il riparto della cifra complessiva di 414,6 milioni di euro, assegnando alle Fondazioni liriche il 47% del totale, 191.576.700 euro.
Al Verdi di Trieste si tira un sospiro. Nel 2009 aveva scritto a bilancio 14 milioni, già risultato di numerosi tagli.
A fine 2010 se ne è visti togliere altri quattro. Se le cose non fossero cambiate ne avrebbe avuti adesso sette, la metà esatta. Ma non son tutte rose.
Profonde ristrutturazioni sono in vista.
Anche se la programmazione è salva: il calendario della prossima stagione sarà presentato mercoledì in Consiglio di amministrazione. Di certo c'è il numero scritto in fondo al bilancio consuntivo del 2010: «Chiudiamo con 4 milioni di deficit - afferma Giuseppe Ferrazza, direttore degli Affari generali e braccio destro del soprintendente Antonio Calenda -, e sono esattamente i 4 milioni tagliati lo scorso novembre rispetto al finanziamento del 2009: non c'è dunque alcuna responsabilità della gestione precedente, tutti i teatri sono in questa stessa situazione».
Il consuntivo sarà approvato il 30 aprile.
Ma quanti soldi arriveranno da questa ripartizione per il prossimo anno, a Trieste non si sa.
«Presumo - prosegue il direttore generale - che avremo la stessa cifra dell'anno precedente, forse appena un po' aumentata».
Dunque, sempre attorno ai 4 milioni in meno, non si smetterà di tirare la cinghia. «In questa sola stagione siamo riusciti a tagliare 700 mila euro di spese, ricontrattando tutti gli accordi che erano stati presi con gli artisti: tanto lavoro in giro non c'è, e hanno accettato. Se qualcuno ha rinunciato, abbiamo sostituito adeguatamente».
La prospettiva si prolunga ora fino a luglio, e non più solo a giugno.
Il che significa operetta.
«E l'operetta - preannuncia il direttore senza
poter dettagliare prima del cda - avrà un programma perfino più ricco».
Ma il 2011-2012, prima vera stagione targata Calenda-Ferrazza, punterà molto su una riorganizzazione dei servizi che (come annunciato al momento delle nomine) metterà in comune molte cose con il Rossetti, con Calenda direttore qui e là.
«Biglietterie al servizio dell'uno e dell'altro teatro - elenca Ferrazza -, allestimenti comuni, convenzioni per i laboratori, una miglior definizione dei programmi in modo da non accavallare le proposte, danza classica solo al Verdi e moderna solo al Rossetti». L'intento è risparmiare, ma anche «mischiare il pubblico», il più adulto e il più giovane, possibilmente guadagnandone nel travaso. Dietro queste strategie anche un previsto calo di organico? Riduzioni d'altro genere? Giuseppe Ferrazza assicura:«Assolutamente no».
E aggiunge: «Vengo da fuori, ho trovato a Trieste una professionalità davvero elevata, ottimi laboratori, personale interno, tecnici, macchinisti di prim'ordine.
Questo fa sì che possiamo evitare che ogni regista si porti il suo staff.
Ci costa meno, ma nello stesso tempo valorizziamo le personalità interne».

il Piccolo di Trieste http://ilpiccolo.gelocal.it/

sabato 9 aprile 2011

Bari: beffa per il sultano dell'Oman i suoi soldi in una fondazione


Due anni fa aveva donato tre milioni al Conservatorio di Bari che avrebbe dovuto istituire borse di studio. Invece ha costituito un ente che si chiama "Giovanni Paolo II con Loiodice presidente. Sei consiglieri accademici avevano già protestato sulla procedura

di GIULIANO FOSCHINI

Chissà se Qaboos Bin Sad, il sultano dell'Oman, sa come stanno utilizzando i soldi che due anni fa donò a Bari. Chissà se, in qualità della massima autorità islamica del suo paese, sarà contento che i tre milioni di euro che aveva deciso di donare al conservatorio di Bari per far studiare i giovani musicisti non sono gestiti dall'università della musica. Ma da una fondazione privata, dedicata a Giovanni Paolo II, e presieduta da uno dei massimi esponenti dell'Opus dei a Bari, il professor Aldo Loiodice. Il Sultano probabilmente non lo sa. Ma da qualche giorno lo sa la procura di Bari che ha ricevuto, così come i giornali, un dettagliatissimo esposto sulla strana storia della donazione del Sultano Qaboos.
La vicenda - si ricostruisce nella denuncia - comincia il 22 dicembre del 2010 quando "nel corso di un collegio dei professori, il direttore del conservatorio Francesco Monopoli ha comunicato che nel maggio del 2010 era stata costituita la fondazione Giovanni Paolo II che avrebbe paradossalmente il compito di gestire il fondo del Sultano".

"Va a tal punto precisato - si legge ancora nella denuncia - che il Conservatorio essendo omologo di qualunque istituzione universitaria è dotato dalla legge di ampia autonomia: in sostanza avrebbe potuto gestire a costo zero il fondo, essendo dotato dalla legge della più ampia autonomia per farlo". Il Conservatorio sceglie invece di affidare la cifra alla Fondazione che ha il compito di stanziare 350mila euro all'anno di borse di studio. Quindi, l'ente universitario avrebbe potuto tranquillamente gestire quei soldi. Ma ha preferito invece farlo fare a una fondazione terza. Nel consiglio di amministrazione della Giovanni Paolo II - si ricostruisce nella denuncia - ci sono il professor Loiodice oltre al presidente del conservatorio, Stefano Carulli, il direttore, Francesco Monopoli, il direttore generale dell'area sulla musica del ministero, Giorgio Bruno Civello, l'avvocato Raffaele Rodio, un docente, la professoressa Giovanna Valente, e uno studente del conservatorio, la signora Angela Trentadue. Un consiglio senza dubbio di alto livello nel quale tutti gli enti - dal Conservatorio all'Università - vengono rappresentati. Ma la domanda nella denuncia è sempre la stessa: "Perché è stato fatto? Perché il Conservatorio non poteva fare tutto da solo visto che la legge glielo permetteva tranquillamente?".

L'utilizzo di quei fondi, tra l'altro, era stato già oggetto di polemica. "Il 24 giugno del 2010 - scrivono i denuncianti - sei consiglieri accademici avevano prodotto un documento di vibrante protesta in cui si lamentava l'inspiegabile silenzio degli organi preposti sulla mancata erogazione della borsa di studio". La protesta però finisce nel vuoto. Intanto vengono rinnovati i nuovi organi direttivi e così appena entra in carica il nuovo consiglio accademico ("nonostante la fondazione fosse stata creata a maggio del 2010", si legge nell'esposto), a dicembre nella prima riunione utile viene decisa la gestione dei fondi alla Giovanni Paolo II.

"Quello che non è chiaro - riflettono i denuncianti che chiedono appunto alle forze di polizia e alla magistratura di fare chiarezza - è dove sono ora i soldi e chi percepisce gli interessi. Noi non capiamo perché a distanza di due anni dalla donazione di fatto non siano stati ancora spesi". La denuncia è stata inviata al pool che si sta occupando dell'inchiesta sul tribunale amministrativo e sui concorsi universitari. Non è un caso: nell'esposto si parla anche di un contenzioso amministrativo per le elezioni interne tra alcuni docenti e il Conservatorio che vede protagonisti alcuni delle persone indagate nell'inchiesta dei sostituti procuratori Francesca Pirrelli e Renato Nitti.

http://bari.repubblica.it

venerdì 1 aprile 2011

Si di Napolitano al decreto FUS


Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (nella foto), ha promulgato il decreto legge 34/2011 che prevede il reintegro dei fondi Fus e altri provvedimenti a favore dei beni culturali per un totale di 236 milioni di euro, attraverso l’aumento delle accise sulla benzina. Il decreto è stato pubblicato ieri sulla Gazzetta ufficiale n.74. In allegato l’art.1 del decreto che riguarda l’intervento finanziario in favore della cultura. (Foto Kikapress)

Il testo completo del decreto:

“Art. 1 Intervento finanziario dello Stato in favore della cultura 1. In attuazione dell’articolo 9 della Costituzione, a decorrere dall’anno 2011: a) la dotazione del fondo di cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163, e’ incrementata di 149 milioni di euro annui; b) in aggiunta agli ordinari stanziamenti di bilancio e’ autorizzata la spesa di 80 milioni di euro annui per la manutenzione e la conservazione dei beni culturali; c) e’ autorizzata la spesa di 7 milioni di euro annui per interventi a favore di enti ed istituzioni culturali. 2. All’articolo 1, comma 13, quarto periodo, della legge 13 dicembre 2010, n. 220, in fine, sono aggiunte le seguenti parole: “, nonche’ il fondo di cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163, e le risorse destinate alla manutenzione ed alla conservazione dei beni culturali”. 3. All’articolo 2 del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10, e’ abrogato il comma 4-ter, nonche’ la lettera b) del comma 4-quater. 4. Agli oneri derivanti dal comma 1, pari a 236 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2011, e dal comma 3, pari a 45 milioni di euro per l’anno 2011 ed a 90 milioni di euro per ciascuno degli anni 2012 e 2013, si provvede mediante l’aumento dell’aliquota dell’accisa sulla benzina e sulla benzina con piombo, nonche’ dell’aliquota dell’accisa sul gasolio usato come carburante di cui all’allegato I del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, e successive modificazioni, in modo tale da compensare il predetto onere nonche’ quello correlato ai rimborsi di cui all’ultimo periodo del presente comma. La misura dell’aumento e’ stabilita con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle dogane da adottare entro sette giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto; il provvedimento e’ efficace dalla data di pubblicazione sul sito internet dell’Agenzia. Agli aumenti disposti ai sensi del presente comma ed agli aumenti eventualmente disposti ai sensi dell’articolo 5, comma 5-quinquies, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, non si applica l’articolo 1, comma 154, secondo periodo, della legge 23 dicembre 1996, n. 662; inoltre, nei confronti dei soggetti di cui all’articolo 5, comma 1, limitatamente agli esercenti le attivita’ di trasporto merci con veicoli di massa massima complessiva pari o superiore a 7,5 tonnellate, e comma 2, del decreto-legge 28 dicembre 2001, n. 452, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n. 16, il maggior onere conseguente ai predetti aumenti e’ rimborsato con le modalita’ previste dall’articolo 6, comma 2, primo e secondo periodo, del decreto legislativo 2 febbraio 2007, n. 26. 5. Il Ministro dell’economia e delle finanze e’ autorizzato a disporre, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio”.

scarica il testo del decreto in pdf

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