venerdì 30 dicembre 2011

Per Brunetta nuova poltroncina

di Emiliano Fittipaldi

Non risulta sia un esperto mondiale di musica classica, ma l'ex ministro è stato nominato presidente della Fondazione Ravello. Una bella storia di favori incrociati e di stipendi che volano tra amici



Si sa che i politici senza poltrona non sanno vivere neanche un minuto. Non bisogna stupirsi più di tanto, dunque, che Renato Brunetta - una volta perso il posto da ministro - sia diventato presidente della Fondazione Ravello. Incarico gratuito, ma assai prestigioso: l'organismo gestisce gli eventi musicali ed artistici che ogni anno vengono allestiti nel paesino della Costiera amalfitana, dove va in scena uno dei festival più importanti d'Europa. Non solo: la fondazione controlla anche l'auditorium disegnato da Oscar Niemeyer.

Il professore veneziano non è certo un esperto di musica classica. Ma a Ravello è una sorta di podestà: ha una casa di vacanza da sogno, la cittadinanza onoraria e molti sponsor eccellenti. La lobby di Ravello capeggiata da Renato è composta, in primis, dall'ex sindaco del Pd Secondo Amalfitano. Qualche anno fa tra i due è scoppiata la scintilla, tanto che Amalfitano s'è buttato a destra e s'è trasferito al ministero, dove l'amico Brunetta nel 2009 l'ha fatto prima consulente, poi presidente del nuovo ente Formez Italia, con uno stipendio che tra indennità e premi arriva a 219 mila euro l'anno.

La candidatura di Brunetta (che Amalfitano aveva fatto già entrare anni fa nel consiglio della Fondazione) pare sia stata spinta proprio dall'amico del cuore. Il Comune infatti si è astenuto, mentre hanno votato a favore i rappresentanti della Regione e quelli della provincia di Salerno.

Ma ha votato "sì" anche Filippo Patroni Griffi: pochi sanno che il neo ministro della Funzione pubblica che ha sostituito Brunetta è dentro il consiglio di indirizzo della Fondazione dall'inizio del 2011. A Renato è molto affezionato: è stato infatti il suo capo di gabinetto, e nel 2010 Brunetta l'ha nominato pure commissario (150 mila euro l'anno, a cui aggiungere quello di consigliere di Stato fuori ruolo) della Civit, la commissione sulla trasparenza della pubblica amministrazione che molti (tra cui la Ue) si chiedono ancora a cosa serva.

La presidenza Brunetta stra creando parecchi malumori. Dopo la reggenza del sociologo Domenico De Masi - che ha inventato l'auditoriun e rilanciato il Festival - la mano della politica è sempre più forte. I filosofi, i professori universitari e i direttori di musei sono pian piano scomparsi dal consiglio, e oggi i personaggi di spicco, oltre ai politici locali e ai dirigenti ministeriali come Salvatore Nastasi, sono il presidente del Napoli Aurelio de Laurentiis, Antonio D'Amato e Gabriele Galateri di Genola.

Qualcuno sospetta che la politica abbia messo il suo zampino, lo scorso marzo, anche nella nomina di Andrea Manzi a segretario generale (per la prima volta il ruolo viene stipendiato) della Fondazione. Ex giornalista del "Roma", Manzi è infatti sposato ad Anna Ferrazzano, tendenza Pdl e vicepresidente della Provincia di Salerno. Ente che ha i suoi rappresentanti in consiglio della Fondazione.

La "cricca di Ravello", come la chiamano in Costiera, è sempre più potente. E con l'amico Brunetta alla presidenza Amalfitano può dormire ancora sonni tranquilli: difficilmente Renato gli leverà i 25 mila euro l'anno che prende - nonostante sia da anni a Roma al Formez - come "direttore" di Villa Rufolo, luogo incantato dove si tengono eventi musicali. In fondo, chi rinuncerebbe a 25 mila euro in più in tempi di crisi?

http://espresso.repubblica.it

PER UNA VOLTA TANTO!!!

CONSERVATORIO/ Il destino dei musicisti e la mancata riforma degli studi musicali

di Pietro Blumetti
Il mese scorso è stato approvato al Senato un Disegno di legge (il DDL 1693) molto importante per i musicisti italiani. Si tratta di una norma relativa alla Riforma degli Studi musicali che, tra le altre cose, dispone l’equiparazione dei Diplomi di Conservatorio del vecchio ordinamento ai Diplomi accademici di II livello del nuovo ordinamento (lauree magistrali).

Disposizione molto importante perché, finalmente dopo 10 anni, cancella una grave ingiustizia; quella che nel lontano 2002 subirono tutti i musicisti italiani, a causa di un Decreto Legge che svilì il loro Diploma di Conservatorio, equiparandolo solo al nuovo Diploma di 1^ livello invece che a quello di 2^ livello; “il massimo” titolo accademico posseduto da ogni musicista (e che formalmente rappresentava da sempre la gloriosa cultura musicale espressa dal nostro paese ed esportata in tutto il mondo) diveniva in un sol colpo “il minimo” titolo accademico.

Naturalmente solo ai musicisti italiani è stato riservato un tale trattamento; infatti in merito alla riforma degli altri istituti Universitari, tutti i titoli accademici conseguiti ai sensi del precedente ordinamento sono stati subito equiparati ai nuovi “massimi” titoli accademici.
Infatti, se tutti gli avvocati o i medici italiani avessero subito anch’essi lo stesso trattamento riservato ai musicisti, e dunque si fossero anch’essi visti deprezzare, con un”urgente” decreto legge, la loro prestigiosa laurea ci sarebbe stata una vera e propria rivoluzione.

Sembra incredibile, ma per provare a rimediare a tale assurdità ci sono voluti dieci anni. Nell’attesa che tale Disegno di legge ottenga anche il voto favorevole nel successivo passaggio alla Camera, ritengo opportuno fare alcune considerazioni per illustrare le motivazioni che hanno dato vita ad una tale norma; per comprendere quali siano stati gli errori compiuti in quest’ultimo decennio, nel portare avanti la Riforma degli Studi musicali (…una non-Riforma).

Sono state veramente tante, troppe, le persone (politici -in primis-, docenti di conservatorio, giornalisti, musicisti famosi ed affermati, docenti della scuola secondaria) che non hanno svolto degnamente il proprio ruolo costruttivo, propositivo, di controllo e verifica su quanto relativo alla Riforma degli Studi musicali.
Una Riforma, è il caso di ricordarlo, iniziata nel lontano 1999, con la legge di Riforma dei Conservatori (l. 508/99) e con quella che ha istituito i Corsi ad Indirizzo Musicale nella scuola secondaria (l. 124/99); una legge importantissima, che ha ricondotto tali corsi ad ordinamento, dopo una sperimentazione ventennale, inserendoli come disciplina inter pares nella scuola italiana (anche se, purtroppo, in percentuale molto ridotta e come materia facoltativa).

In tutti questi anni nessuno politico ha denunciato con la doverosa forza quanto fosse stato ingiusto decretare improvvisamente l’ignoranza di tutti i musicisti italiani; contro una tale assurdità non si è purtroppo neppure alzata con la necessaria forza la voce dei tanti musicisti italiani affermati e famosi in tutto il mondo; eppure anche il valore e la dignità del loro glorioso titolo accademico venivano clamorosamente calpestati; anche il loro glorioso Diploma, “il massimo” titolo accademico, diveniva in un sol colpo inferiore a un inesistente e fantomatico nuovo “massimo” titolo accademico; un titolo che non poteva e non può essere quindi posseduto neppure dagli stessi docenti che sono chiamati a conferirlo ai propri allievi.

http://www.ilsussidiario.net