sabato 14 luglio 2012

LA RIVOLTA DEL CONSERVATORIO CONTRO ALLEVI «Star mediatica e musicista modesto»

Parte da Mantova e da altri conservatori italiani la battaglia contro Giovanni Allevi, il musicista diventato una star ma considerato (anche da Uto Ughi) «musicista modestissimo”. Allevi aveva definito Ughi “custode di sepolcri imbiancati”. In difesa di Ughi sono scesi in campo musicisti di primo piano. “Il vero fenomeno - dice il violinista Paolo Ghidoni – era Mozart non Allevi". Una lettera sarà fatta circolare in tutta Italia 

di Maria Antonietta Filippini
MANTOVA. Il violinista Paolo Ghidoni è persona mite. Oggi però guida una rivolta che parte dal Conservatorio di Mantova, passando per l’Orchestra da camera del maestro Fabiano, coinvolgendo gli altri Conservatori e personaggi come Enzo Rostagno e Quirino Principe. Una battaglia a sostegno del celebre violinista Uto Ughi e contro l’altrettanto noto (anche al pubblico rock) Giovanni Allevi.
La polemica tra i due si trascina da anni, ma è esplosa negli ultimi giorni quando il giovane riccioluto ha ufficializzato l’incarico del Comune di Genova per dare più visibilità a un concorso tra i più importanti al mondo, il Paganini per giovani violinisti. Tra le prove obbligatorie i concorrenti suoneranno una composizione dello stesso Allevi. Inoltre il 14 novembre al Teatro Carlo Felice, Allevi dirigerà la prima mondiale del concerto per violino e orchestra. «L’ho scritto per liberarmi di Uto Ughi, il mio incubo notturno, e dalla casta della musica classica» ha raccontato Allevi.
Di certo il successo non gli manca, diplomato a pieni voti al conservatorio, laureato in filosofia,scoperto da Jovanotti, protagonista di un concerto a New York nel 2005. Fin qui, per i colleghi rigorosi, era un fenomeno mediatico. Ma nel 2008 gli fu affidato il concerto di Natale al Senato. E lì fioccarono gli strali di Uto Ughi, che lo definì“musicista modestissimo». Ora però Allevi vuole scalzare il Maestro, utilizzando anche il Concorso Paganini.Ma da Mantova parte la riscossa a sostegno di Ughi, capofila Ghidoni per il quale fenomeno è Mozart e non il ricciolone marchigiano che crea musica più orecchiabile per i giovani.
dddSi è riaperta, spiega, la polemica tra Allevi e «a suo dire, i custodi del sepolcro imbiancato, contrari (parole sue) ad ogni rinnovamento e modernizzazione del linguaggio musicale, legati cioè a formule retrive e fine a se stesse e che fanno capo al Maestro Ughi (nella foto). Vorremmo tranquillizzarlo - si legge nella lettera che girerà l’Italia - noi non siamo assolutamente contro il linguaggio musicalmente evoluto, perché la musica (come tutte le arti, come l'uomo), si evolve continuamente e per noi ciò è fonte di arricchimento. Purtroppo la musica di Allevi nasce già vecchia; è molto più moderna la musica di Bach o Mozart o Schubert, perchè la modernità di un pezzo musicale non si giudica dalla data anagrafica. La musica di questi “giganti” sta alla sua come le Piramidi stanno all’Egitto odierno».
Ghidoni pensa che per un «fenomeno mediatico come Allevi, la polemica personale è linfa vitale». Ciò che non va è piuttosto l’Italia che, «almeno negli ultimi 50 anni, non ha investito nell’educazione musicale, che agli inizi degli anni ’90 , ha chiuso ben 3 orchestre Rai (mai successo nemmeno in guerra), dove i musicisti bravi non trovano interlocutori nella classe dirigente (a tutti i livelli), dove per anni l'appartenenza o ideologica o politica aveva la meglio sul merito e il valore progressivamente ha perso il contatto con il suo millenario bagaglio Storico Culturale e Musicale».
E riecco la ferita del concerto del Senato «addirittura in mondovisione. Nessuna Nazione evoluta o “moderna” come dice Allevi, lo avrebbe mai patrocinato». Ghidoni si aspetta ora che Genova smentisca l’inserimento nello storico Concorso Paganini - vinto agli esordi da Salvatore Accardo - di un concerto di Allevi. L’Italia ha tre concorsi celebri nel mondo, il Paganini, il Busoni per pianoforte e il Gui di Firenze per musica da camera (che Ghidoni vinse a 18 anni). A parte «il nobile e solitario intervento del maestro Ughi», Ghidoni denuncia un silenzio che «rischia di passare per pavidità, Italo Calvino diceva che l'ottusità è il secondo tempo dell'ignoranza, forse ne esiste un terzo,il conformismo».

http://gazzettadimantova.gelocal.it

venerdì 13 luglio 2012

CONSERVATORIO DI BARI: storia di uno scandalo

di Nazzareno Carusi
http://italia.panorama.it/Conservatorio-di-Bari-storia-di-uno-scandalo
Dunque, ricapitoliamo.
Il Sultano dell’Oman il 27 maggio 2008 regala 3 milioni al Conservatorio “Piccinni” di Bari per farne borse di studio agli allievi meritevoli. Il 28 gennaio 2010 Samantha Dell'Edera scrive sul il Corriere del Mezzogiorno (leggi): “Dal 2008 ad oggi di quei fondi ne sono stati spesi 61mila euro per la concessione di 21 borse di studio (sulle 68 previste da 150mila euro) per l’anno 2008/2009. La restante parte è custodita nelle casse dell'istituto. A chiedere spiegazioni al Conservatorio è stata l’assessora regionale alla Cultura Silvia Godelli, con una lettera indirizzata al direttore, il maestro Marco Renzi”. Spiegazioni mai arrivate. Continua il Corriere:
“I tre milioni, secondo un piano di lavoro che era stato presentato anche al ministero, dovevano essere utilizzati per cinque progetti: una borsa di studio destinata ad un giovane ricercatore italiano di etnomusicologia; 60 borse di studio per la formazione di professori d’orchestra; cinque borse di studio per la realizzazione di un’indagine socio musicale sui bambini dagli otto ai 13 anni per creare poi il primo coro di voci bianche; cinque dottorati di ricerca in collaborazione con l’Università di Napoli ed infine iniziative per la celebrazione del trentennale di Nino Rota”.
Replica il direttore Renzi: “Quei progetti iniziali abbiamo deciso di cambiarli perché vogliamo mettere a disposizione quei soldi solo dei nostri studenti del Conservatorio. Noi per il momento abbiamo bandito le prime borse”. I soldi nel frattempo restano nelle casse del Conservatorio. “Non vengono buttati - continua Renzi - stanno lì ematurano anche interessi. Il consiglio di amministrazione ha dato mandato al consiglio accademico di avviare le procedure per capire come spendere meglio quei finanziamenti. Vogliamo procedere in modo oculato. Quando sarà il momento saranno utilizzati”.
L'Allegato B all’atto n.640 della raccolta repertorio n.1475/15 luglio 2010 del notaio Benedetta Galli (documento) contiene lo statuto della “Fondazione Giovanni Paolo II del Conservatorio di Bari (ad sustinendam juvenum praestantiam musica)”. Nove mesi dopo, a Repubblica del 7 aprile 2011 (leggi l'articolo), il professor Gioacchino De Padova, ex componente del consiglio accademico del conservatorio barese, rivela: “Non potemmo opporci alla creazione della Fondazione perché fu istituita a insaputa dell'organo di governo”.
La Fondazione, come da suo statuto, “si propone lo scopo di promuovere la  diffusione della cultura musicale, attraverso un fitto programma di iniziative, anche in collegamento con la realtà musicale europea ed internazionale”. In particolare vuole “sostenere e supportare l'attività di produzione musicale del Conservatorio”, “garantire agli studenti meritevoli del Conservatorio l'accesso ed il sostegno agli studi musicali attivati presso l'Istituzione ed il proseguimento degli stessi anche al di fuori della  stessa”, “fornire servizi in genere in favore degli studenti del Conservatorio finalizzati a migliorare le condizioni di studio ed a rendere lo studio maggiormente proficuo”, “svolgere attività integrative e sussidiarie alle attività didattiche e di ricerca svolte dal Conservatorio”, “finanziare e realizzare progetti culturali e di ricerca, di carattere artistico e culturale, nazionali ed internazionali, finalizzati alla formazione ed all'inserimento professionale degli studenti del Conservatorio”. Per far questo, il Conservatorio (socio fondatore) le attribuisce un contributo iniziale al fondo di gestione di 175.000 euro fino al 31 dicembre 2010; poi, 350.000 euro all'anno fino al raggiungimento dei 2.450.000 euro messi a disposizione. Lo statuto dice che “sono organi della Fondazione: il Consiglio di Amministrazione, il Presidente, il Direttore Generale, il Collegio dei Revisori dei Conti, l'Assemblea di Partecipazione. Il Consiglio di Amministrazione è l’organo al quale è riservata la deliberazione degli atti essenziali alla vita dell’Ente ed al raggiungimento dei suoi scopi”.
Del CdA fanno parte il Presidente della Fondazione nominato dal Conservatorio, il Presidente del Conservatorio stesso e il suo Direttore, da due a quattro consiglieri nominati sempre dal Conservatorio, un consigliere nominato dagli eventuali Partecipanti Fondatori e un consigliere nominato dagli eventuali Aderenti nel caso fossero almeno tre. Uno dei consiglieri è il direttore generale dell'Alta Formazione Artistica e Musicale presso il Ministero dell'Università Giorgio Bruno Civello (documento).
Il primo Consiglio di Amministrazione dura in carica sette anni. E sette, per caso, è il quoto della divisione di 2.450.000 per 350.000. Naturalmente lo statuto prevede che ai componenti del Consiglio di Amministrazione spetti, “oltre al rimborso delle spese sostenute in ragione del proprio ufficio, un gettone di presenza per la partecipazione alle riunioni del Consiglio, nell'importo stabilito all'atto della nomina o nella prima riunione del Consiglio stesso”.
Il verbale del consiglio accademico del 14 dicembre 2010 (documento), dà un'idea di come funzionerebbe il rapporto fra il Conservatorio e la sua Fondazione. Il consiglio infatti, per attuare una serie di contratti di collaborazione per gli studenti, “autorizza il direttore ad emettere i relativi bandi e di chiedere il finanziamento degli stessi alla Fondazione Giovanni Paolo II. Il consiglio accademico propone altresì di chiedere alla predetta Fondazione un finanziamento per la formazione di un’Orchestra Giovanile del Conservatorio, con Progetto definitivo da approvarsi successivamente”. Precarietà dell'italiano a parte, messa così i soldi sembrerebbero semplicemente andare avanti e ‘ndré fra il Piccinni e la sua creatura.
Scaduto il mandato del direttore Renzi, alla testa del Conservatorio barese da vent'anni, il nuovo direttore è Francesco Monopoli, proclamato il 27 ottobre 2010 (il documento).
A Repubblica (edizione di Bari) dell'8 aprile 2011 (leggi l'articolo) Monopoli, accusato di conflitto d'interessi fra la sua carica pubblica e la presidenza dell'Associazione Cultura e Musica “Giuseppe Curci” di Barletta, dichiara: “Non c'è niente di strano. Dicevano che io fossi presidente dell'associazione "Cultura e musica" della quale invece sono soltanto direttore artistico. E per svolgere quel ruolo mi sono fatto autorizzare dal ministero”. Continua la Repubblica: “L'autorizzazione è effettivamente esposta in tutto il Conservatorio. Tutto in regola, quindi. In realtà però c'è un problema. Dai registri della camera di commercio risulta che Monopoli è ancora presidente e legale rappresentante di quell'associazione. Com'è possibile? «Si tratta di un errore, un disguido. Forse abbiamo dimenticato di comunicare il cambiamento alla Camera di commercio. Dopo la mia elezione - assicura Monopoli - io mi sono dimesso da presidente di un'associazione senza scopi di lucro, questo ci tengo a precisarlo». Legato all'associazione era nata in realtà una scuola, omonima, di musica. Fino a qualche mese fa c'era anche un link sul sito dell'associazione (riportato sulla denuncia) che rimandava alla scuola. Ma il link ora è sparito. «Non facciamo più corsi da anni» giura il direttore del conservatorio, «chi dice il contrario dovrà risponderne pubblicamente»”.
Però a oggi, sulla biografia riportata nel sito ufficiale del conservatorio (leggi), il direttore risulta ancora (e fin dal 1984) presidente della associazione barlettana. Come sui registri della camera di commercio citati dalla Repubblica e dal senatore Vita nella sua interrogazione a risposta scritta (leggi) al ministro Gelmini dell’estate scorsa.
L'associazione “Curci” è noto che avesse una scuola di musica, così come risulta sia dalla sua pagina nella banca dati del CIDIM (la più importante dell'Italia musicale), sia dalla pagina della stessa scuola in quel database (leggi). Il presidente, fino allo scorso 30 ottobre, data nella quale avevo verificato on-line, (vedi schermata 30.10.2011) risultava essere in entrambi i casi  il direttore Monopoli (leggi qui). Oggi il maestro Monopoli risulta essere ancora presidente della scuola (ed è quello che forse sarebbe più grave ai fini di una valutazione di idoneità ad essere contemporaneamente direttore del conservatorio provinciale) e “solo” direttore artistico dell’Associazione concertistica.
Salta all'occhio su queste pagine la data di aggiornamento vecchia di quattro-cinque anni e più. La cosa buffa è che la pagina dell'Associazione Curci che il 30.10.2011 riportava ancora Presidente il Maestro Monopoli e risultava aggiornata al 24.10.2006 oggi, con il nome del presidente cambiato, risulti aggiornata il 05.01.2011 (ecco la schermata del 27.01.2012). Strano, no? Personalmente riterrei non fedeli questi update, perché la voce relativa al direttore Monopoli riporta comunque il suo incarico in Conservatorio e quindi non può essere antecedente al 27 ottobre 2010 nonostante ancora oggi dati al 15.11.2006 (la schermata del 27.01.2012).
C'è di più. Secondo il virgolettato di Repubblica su citato (8 aprile 2011), il direttore Monopoli sfida chi contesti che la “Curci” da anni non sia più una scuola di musica. Sarà per questo che l'aggiornamento del Cidim sia stato datato al 05.01.2011.
Ebbene il 22 dicembre 2010 (cioè tre mesi e mezzo prima) la Gazzetta del Mezzogiorno annunciava a Barletta “un saggio natalizio di note ed emozioni” degli “allievi della scuola di musica «G. Curci» che si terrà oggi alle 18 nella Chiesa di Sant'Antonio a Barletta, a conclusione della prima parte dell’anno accademico 2010 – 2011 dell’Accademia Musicale “G. Curci”. La quale accademia “ha visto crescere rapidamente in poco tempo sia il numero degli allievi che quello dei docenti” (guarda il documento). Il direttore Monopoli diceva a Repubblica che non ci fosse “niente di strano”. Però così non sembrerebbe, no? Anche perché la stessa testata il 5 aprile scorso (guarda il documento) ha definito Monopoli “presidente” e il 1° marzo precedente (guarda il documento) “capo” del sodalizio culturale barlettano. Senza considerare che un saggio conclusivo “della prima parte dell’anno accademico 2010-2011” rimandi di per sé a un’estensione almeno fino a giugno scorso dell’attività della stessa scuola.
Un’ultima cosa, per ora.
Secondo il verbale prima menzionato del Consiglio Accademico del 14 dicembre 2010, il direttore Monopoli “informa il CA di aver preso atto, dopo la sua nomina a Direttore, della nascita di una Fondazione, sorta nel Conservatorio Piccinni di Bari, su iniziativa del Cda, che ha inteso creare un Organismo di Gestione del Fondo donato al Conservatorio dal Sultano dell’Oman”. La qual cosa coinciderebbe con l'affermazione a Repubblica del professor Gioacchino De Padova (leggi qui). Ma siccome fino a quella stessa seduta (quando, secondo il verbale, tra le varie ed eventuali il direttore “comunica di rinunciare alla propria nomina di delegato”)  era stato proprio Monopoli a occuparsi per il Conservatorio dell'Agenzia regionale per il diritto allo studio universitario, a me sembrerebbe lecito chiedersi come fosse possibile che il responsabile di quest'ufficio non sapesse del varo da parte del suo Conservatorio di una Fondazione con lo scopo di gestire 2,5 milioni di euro in borse per gli studenti. A meno di considerare, comunque, che “prendere atto” non significhi “non sapere”.
Il senatore Vita, dopo tutta una serie di constatazioni dettagliatissime sul presunto malaffare nella vicenda (leggi qui) dice: “Il direttore del conservatorio di musica, Francesco Monopoli, risulta essere Presidente e legale rappresentante dell'associazione cultura e musica in Barletta, un'associazione musicale privata che comprende la scuola Curci, che, con ogni evidenza, opera in aperta concorrenza con il Conservatorio medesimo erogando corsi di musica in Barletta;
tale dato è manifestamente comprovato dalla visura eseguita presso la Camera di commercio di Bari, ed asseverato dall'ampia eco ricevuto sulla stampa locale ("La Repubblica" dell'8 aprile 2011); Monopoli ha richiesto l'autorizzazione di una attività non autorizzabile (con nota del 1° marzo 2011 n. 3339 e pertanto, comunque non tempestivamente, ma ben 4 mesi dopo l'ascesa alla carica di Direttore del Conservatorio, decorrente dal 1° gennaio 2010) in quanto il contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al personale del comparto delle Istituzioni di alta formazione e specializzazione artistica e musicale per il quadriennio normativo 2002/2005 e il biennio economico 2002/2003 all'articolo 27 ammette l'esercizio della libera attività in campi artistici purché questa non si ponga, per sua natura, in conflitto con le attività e il ruolo dell'Istituzione nel territorio; fermo restando quanto stabilito dal decreto legislativo n. 150 del 2009 e ogni altra norma pertinente. Cosa che nel caso di specie non avviene, essendo Monopoli Presidente di una scuola privata che opera in contrasto con i fini istituzionali del Conservatorio; desta sbigottimento che a fronte di ciò Monopoli sia stato autorizzato, peraltro tardivamente, dal direttore generale AFAM, Civello, (con nota prot. 1387 del 14 marzo 2011), considerata la situazione di assoluta incompatibilità (per violazione, fra gli altri, dei vincoli di correttezza, buona fede e fedeltà di cui all'art. 2105 del codice civile); … desta sbigottimento che motivi futili ove paragonati a quelli del precedente punto (mancata autorizzazione di lezioni peraltro mai svolte, nell'ambito di corsi mai attivati in Vallo della Lucania, presso la Curia), abbiano invece provocato il tentativo di licenziamento disciplinare di un docente del conservatorio di Matera; tale tentativo di licenziamento disciplinare, proprio perché da ritenersi unicamente frutto di animus nocendi, considerata l'assoluta inconsistenza delle accuse mosse, veniva successivamente archiviato;
il direttore generale AFAM, dottor Civello, esercita il potere disciplinare nei confronti dei docenti di conservatorio (e pertanto anche dei direttori di Conservatorio in quanto docenti essi stessi), ai sensi dell'art. 55-bis, comma 1, secondo periodo, del decreto legislativo n. 150 del 2009, come peraltro riconosciuto e precisato dal medesimo direttore generale del MIUR dottor Civello con propria nota dell'8 marzo 2010 prot. 1294; il dottor Civello è componente del consiglio di amministrazione della fondazione Giovanni Paolo II di Bari; ciò pone il dottor Civello medesimo in una palese e grave condizione di conflitto di interessi e viola macroscopicamente i principi di buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione anche ove si consideri l'eventualità di esercizio del potere e dell'azione disciplinare nei confronti del direttore del Conservatorio di Bari;
tale situazione di diffusa illegalità ha trovato ampia eco sulla stampa locale tutta, con numerosi articoli pubblicati nelle settimane passate”.
In sintesi:
1) Il 27 maggio 2008 arrivano 3 milioni in regalo dal Sultano dell'Oman;
2) il Consiglio Accademico decide di utilizzarli per cinque progetti: una borsa di studio destinata ad un giovane ricercatore italiano di etnomusicologia; 60 borse di studio per la formazione di professori d’orchestra; cinque borse di studio per la realizzazione di un’indagine socio musicale sui bambini dagli otto ai 13 anni per creare poi il primo coro di voci bianche; cinque dottorati di ricerca in collaborazione con l’Università di Napoli ed infine iniziative per la celebrazione del trentennale di Nino Rota;
3) la faccenda si ferma a 21 borse di studio elargite nel 2008/2009;
4) a fine anno accademico 2009/2010 viene varata una Fondazione per la gestione di quei soldi, della quale il Consiglio Accademico in scadenza qualche mese dopo non sa nulla;
5) il vecchio direttore Marco Renzi (in scadenza a ottobre 2010) vara la Fondazione qualche mese prima e viene sospettato dal professor De Padova di esserne stato nominato direttore generale, quindi (per statuto) responsabile operativo (leggi qui)
6) il 27 ottobre 2010 viene proclamato direttore Francesco Monopoli, il quale (presidente di un'associazione musicale di Barletta titolare di una scuola di musica) sarebbe stato ineleggibile all'incarico;
7) l’autorizzazione (in apparenza inconcedibile) alla sua attività di direttore artistico (o “capo”, come dice la Gazzetta del Mezzogiorno) dell'associazione di Barletta gli viene rilasciata parecchio tempo dopo dal direttore generale dell'AFAM Giorgio Bruno Civello;
8) il quale esercita il potere disciplinare nei confronti dei docenti e dei direttori di conservatorio;
9) e siede, insieme con lo stesso Monopoli, nel consiglio d'amministrazione della Fondazione, a rimborso spese e gettone di presenza come da statuto. A questo proposito va ricordato che il dottor Civello siede (legittimamente, senza dubbio) nel CdA anche della Scuola di Fiesole. La qual cosa, però, sembra sia stata criticata (seppure a bassissima voce) perfino da qualche componente della conferenza nazionale dei direttori di conservatorio, in quanto non propriamente opportuna vista la sostanziale concorrenza della gloriosa istituzione fiesolana col conservatorio fiorentino. Ma tant'è.
Insomma, la Procura e il MIUR stanno indagando.
E' tutto normale? Lo saprà il generosissimo Sultano dell’Oman?
La città e il suo Conservatorio hanno una storia e un fascino superbi. Se si scopre che alle leve c'è del marcio, mano alla ramazza. Non solo nel Levante, ma anche dove soffia il Ponentino.
Alla prossima.
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mercoledì 4 luglio 2012

La cura dimagrante imposta da Fuortes prevede tagli di personale, servizi e consulenze

Fondazione Petruzzelli. Solo la UilCom di Vito Gemmati siede al tavolo della concertazione col Commissario Straordinario 

 

Dopo gli attacchi sempre più diretti, duri e frontali condotti della Slc/Cgil sulla gestione della Fondazione Petruzzelli e Teatri di Bari dopo la nomina del Commissario Carlo Fuortes, è stato proprio quest’ultimo a chiedere il confronto con tutti i sindacati, per parlare dell’organizzazione delle attività bilancio consuntivo 2012, appunto, della Fondazione Petruzzelli. E l’altro ieri, alla convocazione nella Fondazione, la sola UILCOM del segretario generale Vito gemmati ha inteso partecipare “per presidiare il buon andamento delle iniziative di ricostruzione del Teatro e per difendere gli interessi degli addetti, oltre che per dare una prospettiva al Politeama”, come ha messo nero su bianco, appunto, lo stesso Gemmati. Ma andiamo ai fatti, anche per evitare di tornare sui tatticismi (da attacco spagnolo e ritirata francese) dei sindacati che pensano di poter ancora perseguire i propri fini attraverso i soliti comunicati, senza presentarsi poi al tavolo del confronto. Le voci del bilancio consuntivo 2011 della Fondazione gestita fino a qualche mese dal Sindaco Emiliano, certificato dalla Società di revisione RIA&Partners, presenta un risultato economico negativo di 2 milioni e 20mila euro che fa seguito al risultato economico negativo del consuntivo 2010 di 1 milione e833mila euro. A fare da contraltare a questa situazione negativa concorrono per il 2012 il contenimento dei costi operato dalle razionalizzazioni, poste in essere da Fuortes, e le maggiori entrate rivenienti dai soci fondatori pubblici – Regione Puglia e Comune di Bari- il primo concorrerebbe con un contributo straordinario di altri 2 Milioni di euro, già approvato, il secondo con un contributo straordinario di un ulteriore milione di euro, già iscritto a bilancio preventivo anno 2012. La nota negativa, emersa nel corso della riunione ha riguardato la incertezza relativa all’effettività del contributo dal comune di Bari. Tenuto conto che nei giorni scorsi la Commissione Cultura del comune capoluogo inspiegabilmente all’unanimità ha proposto un taglio di 500mila euro sul contributo da erogare alla Fondazione. Posto che a distanza di qualche giorno alcuni componenti della Commissione Cultura hanno rivisto la loro impostazione e che la commissione ha solo il ruolo di proporre, cosa succederebbe sul prosieguo dell’attività del Teatro se nell’approvazione del bilancio del comune di Bari si dovesse realmente tagliare 500mila euro? E, in questa malaugurata ipotesi, quali interessi si sarebbero tutelati? E, quale futuro si darebbe al tanto declamato progetto di rilancio del teatro -cavallo di battaglia anche del comune di Bari-? Continuando, se occorre ottimizzare l’utilizzo delle risorse, non solo finanziarie, si può non sostenere un progetto che contenga elementi di prospettiva  che passano per la valorizzazione del patrimonio culturale ed artistico del Teatro? Per la UILCOM di Vito Gemmati l’obiettivo prioritario rimane quello di restituire al Territorio un Teatro Petruzzelli che abbia un organico stabile e che faccia una programmazione di qualità  rimanendo nel budget disponibile senza penalizzare quanti hanno lavorato per la valorizzazione ed il rilancio del Teatro. Come pure, occorre allargare la platea dei soci privati che concorrono e partecipano alle scelte in maniera condivisa e di concerto con i soci fondatori, oltre alla necessità di avere un sistema di Relazioni Sindacali partecipativo ed includente. In conclusione la solta UILCOM non persegue altri obiettivi che non siano legati al futuro del Teatro Petruzzelli per cui auspica grande trasparenza e buona occupazione. E dal 1 luglio fino all’autunno prossimo e cioè fino al 31 ottobre, in previsione dei carichi di lavoro legati alla imminente programmazione della Fondazione affidata dal Ministero ai Beni Culturali a Fuortes, oltre al personale a tempo indeterminato, la struttura organizzativa sarà così articolata: 13 unità, distribuiti tra Amministrazione, Botteghino, Ufficio Stampa e Strutture; 2 unità per la Manutenzione; 1 unità per il Reparto Tecnico Luci-Fonica; 1 unità Reparto Laboratorio, oltre i 10 tecnici impegnati nella costruzione delle scene di Martina Franca (da prorogare fino al 15 luglio) ed i 4 scenografi già contrattualizzati; 93 Maschere, sempre utilizzate a rotazione ed in funzione delle esigenze produttive, la cui numerica potrà variare secondo i reali bisogni. Tutti i lavoratori saranno contrattualizzati con contratto intermittente (a chiamata). Per quanto riguarda, invece, l’allestimento del “Don Giovanni” negli uffici della Fondazione Petruzzelli e Teatri di Bari nessuno è ancora di chiarire il gruppo regia e il direttore d’orchestra, con le esatte numeriche di Coro, Orchestra, Maestri collaboratori, ma di certo sempre dal primo giorno del mese prossimo sarà esteso a tutti i lavoratori l’utilizzo del badge al fine di rilevare e  conteggiare e le presenze e le giornate lavorate. Il Commissario ricorda infine che, sempre a far data dal 1° Luglio, saranno affidati all’esterno i servizi di pulizia e custodia e giusto per spegnere sul nascere le polemiche innescate contro di lui dalla Cgil guidata da Giuseppe Gesmundo e Tonino Fuiano, l’Azienda ha attribuito due consulenze: a Eleonora Pacetti – Casting Manager; Stefania Carrino – consulente Bandi per Coro ed Orchestra, nonché consulente per la produzione del “Don Giovanni”. Insomma, una cura dimagrante, quella di Carlo Fuortes, che non piace a chi aveva fatto i conti senza l’oste, sperando di riempire la Fondazione Petruzzelli di amici e parenti come già fatto in aziende e società a partecipazione comunale, a Bari.

Francesco De Martino
http://www.quotidianodibari.it