mercoledì 4 maggio 2011

LA LIRICA S'INTERROGA SUL SUO FUTURO

La lirica s`interroga sul suo futuro Incontro a Roma con economisti e operatori.«Il primo problema? Poche produzioni e con costi troppo alti» Serve una decisa iniziativa politica che dia risposte forti e chiare ai problemi delle Fondazioni liriche, in termini di nuove forme organizzative, aumento della produttività e della qualità della produzione. È quanto è emerso nel corso del convegno Lopera lirica:

un futuro è possibile?, orga- nizzato a Roma da Federculture e dall`Associazione per l`Economia della Cultura, che ha riunito intorno a un tavolo economisti e operatori del settore.

Tutti hanno concordato su un punto fondamentale:

«l`opera lirica è una componente culturale primaria del Paese, un bene dal valore collettivo universalmente riconosciuto e fortemente identitario.

Ma va certamente ridefinito l`aspetto gestionale e finanziario delle Fondazioni che, mai come nell`ultimo anno, sono state investite dalla crisi economica al punto da portare alcuni Teatri a un passo dalla chiusura. Il peggio è stato scongiurato grazie al reintegro del Fus che ha riportato ai teatri d`opera 212,6 milioni di euro, ma l`emergenza finanziaria delle Fondazioni liriche rimane e restano aperti i problemi relativi alla riorganizzazione e alla riforma del sistema, non esauriti dalla legge 100/2010 della quale sono in fase di approvazione i decreti attuativi.

Uno dei nodi da sciogliere, secondo i partecipanti al convegno, è certamente la questione dell`incremento della produttività. Nel 2009 i nostri teatri lirici hanno messo in scena in media 77 recite d`opera ciascuno (dalle 125 della Scala alle 25 del San Carlo) contro, per esempio, le 226 recite della Staatsoper di Vienna, le 225 del Metropolitan di New York, le 203 dell`Opernhaus di Zurigo, le 184 dell`Opèra di Parigi. Nonostante negli ultimi dieci anni i teatri d`opera abbiano ricevuto contributi pubblici per oltre 3,4 miliardi di euro, hanno accumulato perdite per quasi 180 milioni di euro;

il patrimonio netto evidenzia un saldo negativo di oltre 58 milioni di euro; i debiti sono cresciuti di 121 milioni di euro, raggiungendo il totale di 282 milioni di euro.

Pochi numeri che descrivono una crisi severa e portano in primo piano il problema delle risorse.

R.Sp.

Da "AVVENIRE" di mercoledì 4 maggio 2011

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