mercoledì 7 settembre 2011

Sciopero delle maschere, guerra di logoramento Trattative a oltranza alla Scala


Teatro alla Scala di MilanoProseguono gli incontri con i sindacati per evitare la serrata di venerdì. Al centro del contendere il nuovo contratto per i lavoratori

Milano, 7 settembre 2011 - «Un parto difficile», lo definisce un sindacalista. Trattative a oltranza alla Scala per scongiurare lo sciopero di venerdì. Fosse confermato lo stato di agitazione, salterebbe la trasferta della Staatsoper di Vienna, attesa a Milano nell’ambito di uno scambio culturale con il Piermarini; la stessa sera, in Austria, orchestra e coro del Piermarini si esibiranno con la Messa da requiem di Verdi («Quel concerto si farà», hanno sempre assicurato i sindacati), diretti dal maestro Daniel Barenboim; gli artisti austriaci, invece, dovrebbero portare in scena il Fidelio di Beethoven. Il condizionale resta d’obbligo, anche perché i negoziati sono andati avanti fino a tarda notte: alle 22 di ieri sera, era tutto ancora in stand-by.

Insomma, Cgil e Uil alla guerra contro la direzione del teatro, accusata di aver violato i patti e di aver modificato in corsa (senza consultare i rappresentanti dei lavoratori) il contratto di personale di sala, le cosiddette «maschere», e serali (truccatori, sarti, parrucchieri).

Giornata campale in via Filodrammatici: prima la riunione (dalle 13 alle 15) tra i delegati Cgil e Uil e gli iscritti, poi l’ennesimo vertice con la dirigenza dell’ente lirico-sinfonico. Tuttavia, sette ore di confronto serrato non sono bastate per mettere fine alla vertenza iniziata quasi una settimana fa con una lettera inviata dai due sindacati a Lissner, al direttore generale Maria Di Freda, al direttore del personale Domenico Mecca e, per conoscenza, al nuovo presidente della Fondazione scaligera, il sindaco Giuliano Pisapia. «È stato violato lo Statuto dei lavoratori», denunciano Cgil e Uil.

In poche parole, il teatro avrebbe subordinato la firma dell’accordo alla «dichiarazione di dati personali»; si parla di informazioni su un’eventuale seconda occupazione delle «maschere». Inoltre, i sindacati non hanno risparmiato critiche alla gestione del sovrintendente Stéphane Lissner, definendola la sua condotta «inaffidabile» e accusando il numero uno francese di aver portato il sistema di relazioni in teatro «a un punto di degrado tale da ravvisare gli estremi di un atteggiamento sindacale».

Una cosa è certa: la cancellazione dell’opera firmata Staatsoper sarebbe una figuraccia internazionale. Come quella sfiorata nell’estate scorsa, quando una minaccia di sciopero mise in pericolo la tournée scaligera a Buenos Aires. In quell’occasione, tutto rientrò, anche grazie a un impegno diretto dell’allora primo cittadino Letizia Moratti. E oggi? È ancora tutto in discussione. A due giorni dallo spettacolo dei viennesi.

di Nicola Palma

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