domenica 21 settembre 2014

Carlo Felice-Carige, il dossier: "La banca deve al teatro 50 milioni"

Tassi di interesse del 393,65%, quando la soglia dell'usura era il 14,19%: ecco cosa avrebbe trovato, in uno dei quarantadue conti correnti che il teatro Carlo Felice ha aperto presso la Banca Carige, lo studio di periziefinanziarie Ana-tos. Non solo. Nel prospetto che il sindaco Marco Doria, anche presidente della Fondazione Carlo Felice, ha ricevuto dalla società inizialmente incaricata nell'indagare nei conti del teatro alla ricerca di interessi anatocistici (gonfiati) ci sono cifre enormi: il Carlo Felice potrebbe esigere dalla Banca Carige dai 10 ad oltre 50 milioni di euro, a seconda della strada di rientro dei denari scelta dalla Fondazione.

Il report che la società Anatos ha mostrato al sindaco Marco Doria, a maggio 2014, evidenzia percentuali continuamente superiori al tasso di usura, dal 1999 al 2005.

E questo su un solo conto corrente. Con percentuali di interessi che, rispetto a una soglia che oscilla intorno al 14%, schizzano molte volte oltre il 150%.

"Questo è un nostro parametro, le cifre di sforamento potrebbero essere parametrate con diversi indici, ma la sostanza non cambia", spiegano due periti. "Il tasso di usura è comunque stato sistematicamente enormemente superato". E non in qualche occasione. "C'è usura praticata ai danni della Fondazione Carlo Felice, emerge con chiarezza nella perizia che stiamo facendo ", lo ascoltarono in tanti il primo report della società Ana-tos, a voce, a Genova, nell'ufficio del sindaco Marco Doria a maggio scorso. Subito emerse una situazione pesantissima.

Ad ascoltare ciò che Anatos aveva cominciato a trovare c'erano, oltre al sindaco, l'attuale vicepresidente della Fondazione, Stefano Franciolini, il sovrintendente Giovanni Pacor e ovviamente i periti di Anatos. Non si parlò, dunque, da subito, soltanto di anatocismo. Che comunque, continua a rappresentare, in termini di consistenza numerica delle cifre, la voce più copiosa, almeno da quanto recita il rapporto.

Ciò che costituiva un continuo stillicidio nei confronti del teatro era soprattutto il "factoring", ovvero una pratica che permette alle banche di anticipare ai propri clienti denari che, poi, la banca tratterrà non appena il cliente stesso li riceverà da terzi sul proprio conto. Ovviamente applicando interessi.

Il contratto di factoring della Fondazione teatro Carlo Felice con la Banca Carige è del giugno 2009: è accaduto alcune volte che il teatro avesse bisogno di urgente liquidità, ad esempio tardando i denari del Fus, il fondo unico per lo spettacolo, e dovendo pagare gli stipendi ai dipendenti. Non c'era problema, c'era il contratto con Banca Carige.

Anticipava i milioni di euro, attesi ad esempio dal ministero, di alcune settimane o alcuni mesi, così la Fondazione assolveva ai propri impegni, mentre la banca applicava tassi di interesse. Che, anche in questo caso, Anatos, ha riscontrato fossero al di sopra della soglia di usura. Proprio il contratto, secondo i calcoli evidenziati dai periti, sarebbe stato impostato con la richiesta di un tasso che supera di diversi decimi la soglia di usura, ogni volta che il Carlo Felice andava in mora.

Nuove clamorose indiscrezioni sulle relazioni della consulente "Anatos" Sui 42 conti correnti praticati dall'istituto tassi di interesse sino al 400%

E, come le carte evidenzierebbero, "il teatro è andato in mora molte volte", dicono gli esperti, facendo scattare l'impennata dei tassi su cifre che comunque erano sempre molto cospicue, nell'ordine almeno delle centinaia di migliaia di euro. Ovvero, spiegano i tecnici, i soldi che il teatro aveva chiesto come anticipo alla banca e che attendeva di ricevere (dal ministero, da un ente pubblico finanziatore) entro una carta data, tardavano ad arrivare, e partiva un conto pesante di interessi.

Più aumentava il ritardo, e spesso soprattutto gli enti pubblici tardavano a versare le proprie quote di finanziamento a causa dei crescenti problemi economici, più i super-interessi galoppavano.

Non a caso in una lettera indirizzata soltanto al sindaco lo studio Anatos riassume ciò che ha trovato nelle carte, in modo informale, ma molto dettagliato, in cui si indicano precisi punti riscontrati durante l'analisi dei conti: "ricapitalizzazione trimestrale degli interessi in modo illecito", "usura contrattuale", "usura sopravvenuta".

E gli elementi su cui ha lavorato lo studio Anatos, che è l'unico in Italia ad occuparsi di questo settore, sono partiti da un incrocio di dati piuttosto complicato, tra i documenti trovati in teatro e quelli della Banca d'Italia: infatti fu proprio il sindaco Marco Doria ad autorizzare Anatos a chiedere tutte le esposizioni dal 1995 ad oggi a Bankitalia, mese per mese, del teatro Carlo Felice. Proprio l'analisi del flusso di questi dati, elaborato da specifici programmi elettronici, ha portato a far emergere, fin dal primo sguardo di Anatos nei conti del teatro, "anomalie degne di essere studiate".

A contraddire la tesi del sindaco Doria, che motiva l'allontanamento, nell'estate, dello studio Anatos e il nuovo incarico sulla questione anatocismo allo studio Afferni-Crespo, è ancora la lettera con cui lo studio Anatos ha informato il sindaco delle possibilità di rientrare dei soldi che Carige deve al teatro. E non consiglia la via giudiziaria, anzi illustra la via dell'accordo. Che porterebbe nelle tasche del teatro, immediatamente, 5 milioni di euro, e nei prossimi tre anni 500.000 euro all'anno, a titolo di sponsorizzazione.

A dare sollievo ai pesanti indebitamenti di interessi che crescevano e la Fondazione Carlo Felice non riusciva a pagare erano i cosiddetti "ripianamenti", spiegano gli esperti. Non accadeva soltanto a Genova, ma in tutti i conti, anzi in tutti i debiti che con le banche avevano molte fondazioni italiane: il ministero, a intervalli di diversi anni, e in tempi ben lontani dalla crisi attuale, interveniva per ripianare i debiti, saldandoli in parte o del tutto con denari pubblici freschi. La partita però non finiva lì. E ricominciava l'indebitamento.

Nessun commento: