martedì 14 aprile 2015

Bellini di Catania, la Scala del Sud rischia di morire.


Più di 150 milioni in 7 anni ma il teatro è in crisi: i soldi non bastano a pagare gli stipendi

C’è un teatro che potrebbe chiudere, in quella che un tempo era soprannominata la “Milano del Sud”. Non un teatro qualunque, ma “il teatro”, ovvero il Teatro Massimo “Vincenzo Bellini” di Catania. A rendere pubblica la notizia un’interrogazione parlamentare di Sel, depositata pochi giorni fa a Montecitorio. I parlamentari del partito di Nichi Vendola lamentano che «alla luce dei tagli ai fondi e alle assunzioni a settembre del 2013 il Teatro Massimo “Vincenzo Bellini” rischia di non poter riaprire, per l’impossibilità di programmare il cartellone lirico-sinfonico, togliendo alla città di Catania e alla Regione Siciliana una delle più antiche e importanti strutture di riferimento culturale». In virtù di ciò chiedono «se il ministro interrogato non ritenga opportuno agire nella direzione dell’aumento del Fondo Unico dello spettacolo». Fin qui l’interrogazione.
Ma la chiusura del Teatro Bellini è una storia che parte da lontano.  È una storia legata alla passate gestioni, e, per l’appunto, a quella dell’avvocato Antonio Fiumefreddo, nominato sovraintendente nel 2008 dall’allora governatore della Regione siciliana Raffaele Lombardo, di cui era anche legale. Le assunzioni del teatro sarebbero aumentate esponenzialmente nel corso degli anni fino ad arrivare ai 300 dipendenti di oggi. Oltretutto si sarebbero verificati fenomeni di assenteismo sfociati in un’inchiesta della Procura della Repubblica di Catania, reati che sarebbero stati commessi tra il 2007 e la fine del 2009. Circa 70 dipendenti sono stati destinatari di un avviso di conclusione indagine per truffa aggravata, rei di aver timbrato il cartellino senza essere al lavoro. Mentre altri avrebbero segnato ore di straordinario senza essere presenti. Ma i dipendenti del Comune non ci stanno, e si difendono sostenendo che ci sarebbe stato un accordo sindacale grazie al quale sarebbero state consentite loro ore di straordinario forfettario per ogni spettacolo extra-cartello. Chi dirà la verità? Lo scopriremo nei prossimi anni. Di certo – mette nero su bianco l’interrogazione di Sel –  «nel 2012 la Regione Siciliana ha destinato al Teatro Massimo “Vincenzo Bellini” di Catania oltre 16 milioni di euro e questi fondi sono stati utilizzati esclusivamente per il pagamento degli stipendi di circa 300 lavoratori e lavoratrici». Ma sui “famosi” 300 lavoratori tocca fare una precisazione. Gli assunti nel settori amministrativo sarebbero «solo 21», e dovrebbero essere in pianta organica 56. L’orchestra è di 71 elementi, e potrebbero essere 103. Mentre il coro dovrebbe essere composto da 93 unità, ma da anni sono rimasti «57 a causa di prepensionamenti e tagli». Ciò per quanto riguarda gli organici. Il resto dei lavoratori, una cifra importante se pensiamo che si debba arrivare a 300, riguardano decine su decine di contratti che rinnovano di anno in anno. Punto.


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