lunedì 21 febbraio 2011

Tagli alla Fenice, l’ira di Orsoni: meritiamo di più dell’Arena


MILANO — Povera cultura. «Se tagli e finanziamenti si decidono, in tutta evidenza, non secondo la qualità e il rilievo dell’istituzione ma in base alla forza dei partiti che comandano, e perfino al numero dei voti, proprio non ci siamo. Quando serve, Venezia è il palcoscenico mondiale, tutti ne parlano riempiendosi la bocca — dice il sindaco Giorgio Orsoni — poi, almomento buono, la Fenice resta all’asciutto; mentre l’Arena, retta da Flavio Tosi, sindaco leghista, si prende i quattrini. Sa che le dico? La prossima volta, Bossi non venga in laguna a festeggiare la Padania, vada piuttosto a Verona» . Ironia amara, questa del primo cittadino della Serenissima. Orsoni è uomo pacato, riflessivo, insomma non un tipo da piazzate. Ma oggi è amareggiato, anzi indignato. Non è un piagnisteo il suo, l’eterno lamento di Venezia l’incompresa contro Roma che stringe i cordoni della borsa.

Certo, ce l’ha con il decreto Milleproroghe che ha escluso il Gran Teatro la Fenice dai finanziamenti destinati alle Fondazioni lirico-sinfoniche («3 milioni di euro ci avrebbero permesso di chiudere il bilancio in pareggio» ) ma esprime forte delusione anche per l’indifferenza di altre istituzioni, sempre pronte a indignarsi. «Su questa vicenda, invece, non hanno mosso un dito» . A chi allude, sindaco? «Al Fai, per esempio. Il Fondo per l’Ambiente Italiano, che ha sollevato un polverone per i manifesti pubblicitari sui palazzi del centro storico, gridando allo scempio, ora tace. Mi permetto di far notare che se si ha a cuore Venezia, non si può essere insensibili alla sorte del suo Teatro» . Qualcun altro avrebbe dovuto alzare la voce? «Certo. Penso ai vari Comitati per la salvaguardia di Venezia, che svolgono una funzione meritoria nella cura dei monumenti della città. Penso ai politici veneziani di ogni schieramento. E qui debbo ammettere che alcuni esponenti del Pdl si sono spesi in favore della Fenice» . I nomi. «Il ministro Giancarlo Galan, Nereo Laroni, Carlo Alberto Tesserin. Ha deluso invece il ministro Renato Brunetta, già mio avversario in campagna elettorale, che promise mari e monti alla città. Beh, anche il ministro per i Beni Culturali, Sandro Bondi, non ha battuto un colpo. E dire che ci siamo visti di recente, con tante rassicurazioni da parte sua» .

E i politici del centrosinistra? «Mi risulta che soltanto il senatore Felice Casson abbia proposto un emendamento al testo del Milleproroghe, in favore di Venezia. Respinto» . Torniamo al punto: quando la coperta è corta, qualcuno ci rimette. Arena e Fenice sono le istituzioni liriche più importanti del Veneto. Promossa la prima, bocciata la seconda. Al netto della discriminazione politica, lei, ci par di capire, sostiene la superiorità culturale della Fenice. «Chiariamo: l’Arena è un’istituzione conosciuta nel mondo, soprattutto per l’impatto popolare che ha. Per lo spettacolo scenico. Se, però, parliamo di qualità dell’opera lirica, si trova a mille miglia di distanza dalla Fenice. Che, tra l’altro, nulla ha da invidiare alla Scala di Milano» . Conclusione? «Guardando al merito, nel gioco delle esclusioni — che, certo, non è un bel gioco— dovrebbe perdere Verona, non Venezia» . Tagliati i fondi, che cosa la preoccupa di più? «Si era già programmato per il 2012 un Festival della Lirica, che avrebbe attirato turismo di qualità; ma se il bilancio andrà in rosso, non vedo prospettive» .

Marisa Fumagalli
21 febbraio 2011

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