lunedì 26 aprile 2010

Fondazioni liriche, i lavoratori contestano il decreto Bondi: incidenti alla Scala


I lavoratori incontrano Napolitano e gli chiedono di non firmare il testo. Pronti scioperi e occupazioni dei teatri

ROMA (24 aprile) - Scontro tra i lavoratori del Teatro alla Scala di Milano e alcuni agenti in tenuta antisommossa che hanno impedito ai manifestanti di arrivare davanti all’ingresso del teatro milanese, dove erano in corso le celebrazioni per il 25 aprile. I lavoratori protestavano contro il decreto di riforma delle fondazioni liriche del ministro Bondi, varato venerdì in consiglio dei ministri. Dopo alcuni momenti di tensione gli agenti hanno sfoderato i manganelli di fronte ai manifestanti che continuavano a spintonarli. Uno scontro durato pochi attimi ma la tensione è stata alta davanti all’ingresso laterale in via Filodrammatici.

Uno dei manifestanti sanguinava, colpito al volto da un manganello, mentre altri colleghi lo soccorrevano. Elettricisti, musicisti, tutti gli operatori dello spettacolo che lavorano al teatro alla Scala, hanno gridato I manifestanti hanno anche rivolto insulti urlando tra le altre cose "assassini, assassini" e "fascisti".

Una cinquantina di lavoratori del Teatro alla Scala di Milano ha inscenato un picchetto di protesta all’ingresso della piazza del teatro, all’interno del quale il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha tenuto il discorso per il 25 aprile. I lavoratori avevano già incontrato il capo dello Stato, consegnandogli una lettera con la richiesta di non firmare il decreto. Richiesta urlata a gran voce anche alla Scala. Ai lavoratori il presidente ha risposto ricordando che le sue prerogative non gli permettono di non firmare.

“No al decreto - si legge su uno striscione - via i banditi ANFOLS”. Tra i manifestanti alcuni orchestrali hanno abbozzato un’aria di Astor Piazzolla, mentre alcuni componenti del coro hanno cantato il “Va pensiero”. Soddisfatto per l’incontro di oggi con Napolitano il sindacalista della Cgil, Giancarlo Albori, in piazza con i manifestanti. «Napolitano - ha detto Albori - ha sottolineato che occorre una riforma di sistema e che verificherà il decreto anche in rapporto alla situazione del lavoro e ai teatri. Lui ha sottolineato di considerare la cultura una risorsa strategica che deve essere considerata un investimento».

La decisione del presidente della Repubblica sul decreto Bondi è attesa per lunedì o martedì, ma si aspetta di conoscere quale sarà il testo definitivo del provvedimento, limato fino all'ultimo negli uffici di Palazzo Chigi e dei diversi ministeri coinvolti. I sindacati annunciano scioperi e occupazione dei teatri, a catena a partire dalla data di promulgazione del decreto. Una dichiarazione di guerra che vale per Milano, ma anche per Roma, dove i lavoratori del Teatro dell'Opera si sono allineati con il coordinamento nazionale. A Firenze, tra le città più bollenti, i lavoratori hanno votato a maggioranza la possibilità di scioperare il 29 aprile, facendo saltare la prima del Maggio.

Bondi, convintissimo delle sue ragioni, si è detto pronto a incontrare i sindacati dopo la promulgazione del decreto. A far discutere è il provvedimento - che Pd e sindacati ritengono anche incostituzionale - ma qualche malumore lo hanno provocato i conti delle Fondazioni resi pubblici on line qualche giorno fa da Bondi per sottolineare la crisi del settore. Il comunale di Bologna, guidato da Marco Tutino che è anche presidente dell'Anfols (l'associazione che raccoglie le 14 fondazioni italiane), non ci sta a farsi elencare nella lista degli indebitati e ribadisce che il passivo dei suoi bilanci «non è imputabile a particolari errori di gestione. Se negli ultimi anni avessimo ricevuto da Regione, Comune e Provincia gli stessi contributi arrivati ad enti lirici analoghi» il quinquennio 2004-2008 non solo non si sarebbe chiuso in passivo ma «avremmo accumulato un attivo superiore ai 6,1 milioni, sottolinea il sovrintendente confrontando la situazione bolonese con quella del Carlo Felice di Genova, del Regio di Torino e della Fenice di Venezia.

L'attesa rimane comunque per il decreto. Articolato in 7 punti, non dovrebbe comprendere più almeno per ora l'autonomia per il Teatro alla Scala di Milano e l'Accademia di Santa Cecilia di Roma, argomento delle polemiche più infuocate. Rimangono invece tutte le disposizioni per il riordino del settore (comprese quelle per l'Imaie istituto dei previdenza degli artisti) l'età pensionabile dei ballerini ai 45 anni d'età, le procedure per arrivare ad un contratto nazionale di lavoro del settore in tempi brevi.


http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=99224

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