lunedì 19 aprile 2010


LIGURIA - Carlo Felice, rischio di occupazione. No al decreto legge di riforma, i sindacati accusano il ministro Bondi
COSTANTINO MALATTO
DOMENICA, 18 APRILE 2010 LA REPUBBLICA - - Genova

Domani a Milano il coordinamento nazionale deciderà le prime risposte alle mosse del Governo


Sindacati sul piede di guerra anche al Carlo Felice di Genova dopo il via libera da parte del consiglio dei ministri al decreto legge di riforma delle fondazioni lirico sinfoniche. Domani si riunirà a Milano il coordinamento nazionale dei sindacati: da lì usciranno le prime risposte alla mossa del governo. Compresa la possibile occupazione dei teatri lirici italiani. «Con questo decreto legge - accusano Nicola Lo Gerfo (Fials-Cisal) e Carmine Del Regno (Snater) - il ministro Bondi ha tradito la promessa che aveva formulato, di elaborare una vera legge di riforma del settore attraverso un percorso di concertazione con sindaci, sovrintendenti e sindacati. Invece, senza ascoltare nessuno, ha dato vita a un decreto confuso e penalizzante per tutti, per i lavoratori ma anche per le Fondazioni liriche». Fials e Snater hanno firmato insieme alla Uilcom un comunicato in cui tra l´altro accusano il ministro Bondi di avere varato un decreto che tenta di «far pagare ai lavoratori il prezzo degli sprechi e delle inefficienze che da lungo tempo affliggono i nostri teatri, senza minimamente affrontarne le vere responsabilità gestionali e politiche».
Uno dei più soddisfatti per questo decreto si è mostrato Marco Tutino, attuale sovrintendente del Comunale di Bologna e presidente dell´Anfols, Associazione che raggruppa le fondazioni liriche e sinfoniche. Un motivo di polemica in più per Genova: negli ultimi tempi il nome di Tutino è circolato come possibile sovrintendente del Carlo Felice, quando sarà finito il commissariamento. «Abbiamo sentito anche noi questa voce - dicono i sindacalisti - Visto quello che è accaduto a Bologna, speriamo che la scelta del nuovo sovrintendente venga ben ponderata, per evitare che anche a Genova ci siano ripercussioni negative».


VERONA - Riforma delle Fondazioni: «Se ci danneggia reagiremo»
Domenica 18 Aprile 2010 CRONACA Pagina 16 - L'ARENA



LIRICA. Le prime reazioni al decreto legge, che riguarda 14 realtà culturali in Italia, varato dal Consiglio dei ministri




Il sovrintendente Girondini temporeggia: «In settimana esamineremo il testo» Ma con i pensionamenti a 45 anni di età, il corpo di ballo dell’Arena si dimezzerà

«La Scala di Milano ha ottenuto il riconoscimento di teatro di valenza nazionale? Bene, senz’altro l’Arena di Verona l’avrà come teatro internazionale». Allarga le braccia il sovrintendente della Fondazione Arena, Francesco Girondini, e commenta con una battuta la notizia che il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e del ministro per i beni e le attività culturali Sandro Bondi, il decreto legge per la riforma del mondo dello spettacolo e in particolare delle 14 Fondazioni lirico-sinfoniche. Lo scopo del provvedimento legislativo è razionalizzare le spese e ottimizzare i livelli di qualità del settore.
Il decreto prevede per la Scala e l’Accademia di Santa Cecilia di Roma, il ruolo di strutture di particolare interesse nazionale. Un riconoscimento che ha suscitato dure reazioni, come quella del sindaco Matteo Renzi di Firenze, in altre realtà che si sentono declassate.
«Eravamo a conoscenza», afferma Girondini, «del decreto di riforma delle Fondazioni lirico-sinfoniche, un anno e mezzo fa avevo partecipato ad un incontro con il ministro Sandro Bondi e tale esigenza è condivisa da tutti, visto che l’ultima riforma risale al 1996». Ma sono già scoppiate le polemiche. C’è che parla di Scala e Accademia di Santa Cecilia in serie A e di altre Fondazioni, come l’Arena di Verona, in B. «Va detto che questi due teatri godevano già di tale riconoscimento, ma il testo nessuno lo conosce, a parte alcuni dettagli come quello che prevede il pensionamento dei ballerini a 45 anni». Tale misura comporterà in pratica il dimezzamento nei prossimi due o tre anni dell’intero corpo di ballo. Dei 24 componenti, 16 hanno un’età superiore ai 40 anni. Ciò significa la fine del corpo di ballo dell’Arena? «Su 14 Fondazioni», osserva Girondini, «solo cinque o sei hanno questa realtà che evidentemente non viene ritenuta essenziale, ma non dimentichiamo che durante il festival lirico ci avvaliamo di aggiunti. Una strada alternativa ai tagli potrebbe essere la formazione di un corpo di ballo regionale o inter-regionale che metta insieme Arena, Fenice di Venezia e teatro Verdi di Trieste».
Quanto alle proteste, come quelle del sindaco Renzi, in veste di presidente del Maggio Fiorentino, Girondini glissa: «Inutile contestare un testo che ancora non conosciamo integralmente, in settimana potremo esaminare il testo definitivo firmato dal presidente Napolitano e verificheremo il da farsi». Il sovrintendente ha concordato la strategia con il sindaco-presidente della Fondazione Arena Flavio Tosi. «Per essere convertito in legge», conclude il sovrintendente Girondini, «ci vorranno almeno 60 giorni e nel caso il testo abbia contenuti negativi per le Fondazioni come la nostra faremo le nostre osservazioni che sottoporremo al ministro. Inoltre, sempre se ci sarà la necessità di salvaguardare la nostra più importante realtà culturale, solleciteremo l’intervento dei parlamentari veronesi». E.S.



Messaggero di sabato 17 aprile 2010, pagina 27
La scalata della Scala
di Sala Rita

La scalata della Scala Milano già festeggia la patente di teatro d'interesse nazionale. ROMA Il decreto legge era ancora caldo e fragrante, appena approvato, e già Milano brindava alla nuova patente del suo Teatro lirico, dichiarato di interesse nazionale . Il sindaco, Letizia Moratti, rin-. graziava il governo: «Si tratta di «un provvedimento che premia il ruolo della Scala e l'impcgno delle istituzioni cittadine che hanno sempre operato con orgoglio e grande senso di responsabilità».. Ancora: «Da tempo il sovrintentente Lissner speràva nel titolo di teatro nazionale ed ora che è arrivato si dice onorato e nello stesso tempo affenna di avvertirne la responsabilità». A seguire, tuttele cifre dell'eccellenza scaligera. E Lissner: «L'autonomia consentirà alla Scala di avere una gestione più flessibile, senza essere legata ad alcune fra le regole che le Fondazioni devono rispettare».
Il testo del decreto non si conosce, dovendo prima passare alla firma del Quirinale per poi essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Si conoscono per i contenuti, che il ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Sandro Bondi, ha commentato, definendoli il «primo passo di un percorso che porterà le Fondazioni a una gestione più efficiente ed efficace, razionalizzandone le spese e favorendo, altre alla produttività del settore, la cresella qualitativa delle produzioni», Nel testo di legge, la qualifica di interesse nazionale non comparirebbe associata ai nomi della Scala e di Santa Cecilia (l'unica, fra le 14 istituzioni, soltanto sinfonica). Il comunicato del Ministero che riporta la soddisfazione di Bondi, parla per di «ricnoscimento dei diversi gradi di autonomia delle Fondazioni a partire dal Teatro alla Scala di Milano e dall'Accademia Nazionale di Santa Ceciha». Ricorda poi gli altri punti qualificanti: la cen del contratto collettivo nazionale di lavoro da subordinazione ad esso dei rinnovi dei contratti integrativi aziendali del personale di ogni singola Fondazione, «in modo da evitare distorsioni di questo importante strumento»; il carattere di esclusività al rapporto di lavoro dei dipendenti delle Fondazioni liriche, che potranno svolgere attività autonome solo nei limiti e con le modalità previsti dal nuovo contratto collettivo;
norme rigorose sul turn over dei dipendenti e rerole nuove perle le assunzioni e per la tipologia dei contratti di lavoro utilizzabili (si applicherà la legge Biagi), ponché in tema di trasparenza nelle graduatorie di accesso al lavoro; rideterminazione dei criteri selettivi di assegnazione e di liquidazione dei contributi alle attività di spettacolo dal vivo, tenendo conte della quantità e della qualità della produzione svolta dalle singole istituzioni, della loro regolarità gestionale e del successo di pubblico ». Fra le novità anche il pensionamenlo dei danzatori (al quale plaude Roberto Bolle) all'età di 45 anni.
Forti critiche dai partiti di opposizione (Pd e ldv in testa) e subito in agitazione i lavoratori. I sindacati giudicano negativamente le posizioni assunte sul rinnovo del contratto nazionale dall'Anfols (l'Associazione delle fondazicini lirico sinfoniche) e annunciano la richiesta al Ministro di un «chiarimento complessivo». Siamo pronti a tutto, dicono, anche ad occupare le Fondazioni, se il decreto dovesse essere firmato prima del chiarimento, «ovvero intervenisse imponendo modifiche destrutturanti sull'impianto del contratto nazionale vigente», Proteste al Maggio Musicale Fiorentino: «In attesa di conoscere il testo del decreto hanno detto congiuntamente il sovrintendente, Francesco Giambrone, e il direttore principale, ZubinMehta, riteniamo preoccupante che ancora una volta il Maggio non venga neppure citato dal ministro Bondi tra le istituzioni che potrebbero vedersi riconosciuto uno status e un'autonomia particolari. Siamo sempre stati contrari alle classifiche. Ma nel momentoin cui il govemo insiste nell'ipotizzare differenziazioni, vogliamo pensare, per Firenze e per il Maggio (che il più antico e importante Festivai musicale italiano), ad una omissione involontaria. Qualsiasi altra cosa sarebbe inaccettabile». Gianni Letta, presente ieri a Firenze alla consegna del Fiorino d'oro a Ettore Bernabei, avrebbe comunque assicurato al sindaco Renzi che il Maggio avrà il suo giusto riconoscimentà.
Il sovrintendente di Bologna, Marco Tutino, plaude alla riforma «se riuscirà a premiare le gestioni sane», mentre Antonio Cognata, da Palermo, preso atto del grave dissesto generale, si augura che «il decreto contenga, gli elementi necessari per realizzàre una mag FondaAoui liriche/il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma con un decreto legge ora alla firma di Napolitano. Proteste dei lavoratori che minacciano l'occupazione *** Bernabei, giore efficienza produttiva, ma senza ledere le prerogative culturali dei Teatri».
E Roma, che attende per la fme dell'anno l'arrivo di Riccardo Muti e, assieme al maestro napoletano, la resurrezione? «Aspetto dileggere il testo del decreto», dice il sovrintendente, Catello De Martino ma penso che il Ministro si sia solo dimenticato di parlare di Roma. 11 nostro è i1 teatro della Capitale ed è impegnato in un'intensa azione di rappresentanza internazionale. Abbiamo receutemente siglato accordi con importanti teatri europei e con il Met di New York». Dichiara il sindaco Alemanno: «Non ho letto il testo del decreto. In ogni caso non è accettabile che ci sia una graduatoria preventiva delle Fondazioni rispetto all'autonomia. Sono contento per Santa Cecilia. Ma sono certo che il Capo dello Stato, se la graduatoria esiste non firmerà. Anche l'Opera di Roma, il teatro lirico della Capitale, merita una sua posizione specifica».

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