lunedì 18 ottobre 2010

La Francia costretta al rigore, ma i fondi per la cultura aumentano


I francesi protestano contro la riforma delle pensioni, 43 miliardi di tagli in cinque anni. Ma il rigore finanziario non tocca la cultura. Anzi. Il bilancio 2011 prevede un incremento del 2,1 per cento, 154 milioni in più, per un un totale di 7,5 miliardi. La cifra va suddivisa tra i crediti per la missione cultura (pari a 2,7 miliardi per patrimonio, creazione, trasmissione dei saperi e democratizzazione della cultura); 4,68 miliardi per i media, i libri e l’industria culturale (di cui 3,22 dal canone tv, e 1,46 da crediti di bilancio) e 121,55 milioni per la ricerca. Lo stato francese sostiene il cinema, l’audiovisivo e il multimediale con 750 milioni, e destina alla digitalizzazione delle sale cinematografiche 125 milioni in tre anni, mentre altri dodici li riserva per combattere la pirateria digitale.

Il ministro della Cultura, Frédéric Mitterrand, da un anno in carica anche se bersaglio di polemiche per aver difeso Roman Polanski, parla di “impegni chiari” e di “riaffermata ambizione”, citando André Malraux che equiparava l’arte a “un antidestino”, per indicare le priorità: valorizzare il patrimonio, in particolare quello regionale, con 868 milioni in più, un piano per i musei e per rilanciare le collezioni locali; preservare gli spettacoli dal vivo, mantenendo lo stanziamento del 2010 (663 milioni) e dando aiuto, anche attraverso gruppi di esperti, alle compagnie di artisti; ultimare il centro-archivi di Pierrefitte, entro il 2012; restaurare il Museo Picasso e il quadrilatero Richelieu, riservare il Palais de Tokyo all’arte contemporanea; lanciare la Maison de l’histoire de France. E costruire a Marsiglia, capitale europea della cultura, il Museo delle Civiltà d’Europa e del Mediterraneo. Da sempre attento alla creazione delle élite e alle scuole di eccellenza, lo stato francese ha aumentato del 3 per cento i fondi per le scuole d’arte e di architettura e ha stanziato nuovi fondi per il così detto asse prioritario della “cultura per tutti” che prevede un piano lettura, un piano rurale e la culturalizzazione del pubblico lontano dalle arti e dalle lettere. Altri fondi ad hoc, circa 131 milioni, sono destinati al passaggio alla tv digitale, con gare particolari per progetti innovativi. Lo stato non dimentica poi la stampa, stanziando lo 0,7 per cento in più di contributi, pari a 420,5 milioni, con garanzie sui contratti. E anche la tv gode di un incremento del 3,4 per cento, con 2,5 miliardi complessivi.

Sul fronte dei privati, sono previste detrazioni per i proprietari che restaurano edifici storici, riduzione dell’Iva su biglietti di ingresso e prodotti commerciali. Dal 2003 si può detrarre fino al 60 per cento l’imposta sul reddito d’impresa e fino al 66 su quello dei privati per investimenti in cultura, e fino al 90 per cento se si fanno acquisti per musei. Secondo un’inchiesta Admical Csa, il bilancio complessivo del mecenatismo francese ammonta a 2 miliardi, in calo del 20 per cento, mentre le imprese donatrici, in tutto 35 mila, sarebbero aumentate del 27 per cento.

di Marina Valensise
http://www.ilfoglio.it/soloqui/6486

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