domenica 30 maggio 2010

Spettacolo: da ministro Bondi, no a tagli indiscriminati. Altre proteste

ROMA - 30 MAGGIO 2010 - «Condivido l'esigenza di una manovra che imponga sacrifici a tutti ma non sono d'accordo con i tagli indiscriminati alla cultura, specie se la lista degli istituti tagliati dal finanziamento pubblico contiene eccellenze italiane riconosciute nel mondo». Lo dice il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi (foto), a proposito degli oltre duecento enti e istituti culturali definanziati con la manovra 2010.

Il ministro si dichiara favorevole a «profonde riforme della cultura come quella delle fondazioni liriche ora in Parlamento che modificherà definitivamente il settore. Ma no a tagli indiscriminati che non possono essere decisi se non con il mio ministero. Avrei voluto poter concertare dove intervenire e in che modo farlo per ridurre le spese. Mi rammarico che ciò non sia avvenuto».

Già diverse le proteste dal mondo degli operatori culturali, con richiesta di interventi del presidente Napolitano e accuse. «I tagli sono un segno d’inciviltà di un governo che ritiene inutili le spese per la cultura» per l’assessore regionale dell’Umbria alla cultura, Fabrizio Bracco, che considera «da valutare soprattutto le conseguenze di questa scelta per la Fondazione del Festival dei Due mondi di Spoleto. Decidendo tagli di fondi per istituzioni come il Festival di Spoleto il governo non coglie neanche il valore economico e di attrattiva dal punto di vista turistico e culturale, preferendo invece sparare a zero su investimenti considerati, a torto, improduttivi».

Protestano anche i cantanti Ornella Vanoni ,«la cultura è sempre stata la prima a rimetterci. Purtroppo». e Antonello Venditti , «se si toccano le cose di eccellenza allora è proprio finita». Il cantautore romano è in particolare critico sui tagli alle fondazioni liriche: «Non c'è nessuna cura nelle cose da tagliare. La nostra capacità di pensare al futuro è sempre più ridotta, almeno da parte dei nostri governanti».

La storia e la memoria del cinema italiano sono destinati a sparire: è il grido di allarme di Francesco Alberoni, da otto anni presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia e della Cineteca Nazionale. «Nel nostro caso - spiega Alberoni - non si tratta di tagli ma proprio di stop ai finanziamenti: significa smettere di insegnare e produrre cinema e soprattutto di conservarlo, buttando a mare migliaia di titoli che hanno fatto la storia del cinema italiano. Il nostro è il caso di una di quelle istituzioni che sono totalmente finanziate dallo Stato (10 milioni di euro, ndr) e senza quel denaro significherebbe sparire. E con noi sparirebbe la Cineteca Nazionale che conserva e restaura tutti i film italiani». Per questo Alberoni fa appello al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al capo dello Stato che dovrà firmare il decreto e anche «ad Umberto Bossi che tanto si è prodigato per aprire una sede del Centro Sperimentale a Milano e che ora forse non sa che anche quella è destinata a sparire».

«Il Centro Sperimentale di Cinematografia lombardo non è in discussione in quanto finanziato per intero dalla nostra Regione, sicuramente l’appello del professor Alberoni è rivolto al Centro Sperimentale di Cinematografia nazionale che ha sede a Roma e che è finanziato interamente dallo Stato». Così l'assessore alla Cultura della Regione Lombardia, Massimo Zanello, risponde alle dichiarazioni di Alberoni.

Intanto, il governo non indica nella manovra che fine farà il personale, composto a migliaia di lavoratori, degli enti che perderanno i finanziamenti

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